mercoledì 31 dicembre 2014

Happy Classy New Year


L'oroscopo di Perlaporcella

A noi di Paolo Fox non ci frega una beata mazza!
Noi ci facciamo un baffo di Branko e ridiamo in faccia a Rob Brezsny!
A noi i vostri oroscopi non ci sfiorano neanche la doppia punta del capello.
Perché a NOI l'oroscopo ce lo dice Perlaporcella!


Ariete
Lo so, lo so: il tuo è il segno di Leonardo da Vinci, di Raffaello, di Cartesio, di Carlomagno (tuttoattaccato). Il tuo pianeta dominante è Marte, il tuo elemento è il fuoco, il tuo colore è il rosso. L'abbiamo capito. Sei perfetto per sfondare porte, entrare di prepotenza nel territorio nemico e vincere la guerra, ma c'è solo un problema Ariete: non SEI IN GUERRA!  Non puoi scatenare una rappresaglia ogni volta che finisce la carta igienica in bagno. Deponi le armi una volta ogni tanto! Smettila di insultare la cassiera lenta al supermercato, smettila di suonare il clacson in macchina e soprattutto smettila di suddividere il mondo in buoni e cattivi. Anche perché lo sappiamo entrambi, tu di certo non stai dalla parte dei buoni. Alla fine anche Hitler e Van Gogh sono nati sotto il tuo stesso segno... no, così, giusto perché tu lo sappia. 


Toro

Caro Toro, lo sappiamo che hai i tuoi tempi, che sei un animale lento. Lo sappiamo che il tuo peso poi ti rende praticamente impossibile da spostare una volta raggiunto il traguardo. Però datti una svegliata! Nel 2015 usa il cervello Toro. In quella enorme testona dura come il marmo che ti ritrovi risiede della materia grigia servibile! USALA! Ti servono le istruzioni? Pure Machiavelli era Toro come te ed è diventato l'emblema della furbizia! Tu a tal proposito cosa hai intenzione di fare? Se non ti dai una mossettina finirà che arriverai quando gli altri sono già tutti a festeggiare e tu rimarrai fuori al freddo e ti perderai la più grande festa del secolo. Alla quale, per altro, non eri stato invitato. 


Gemelli
Veniamo a noi due Gemelli. Una volta ogni tanto, nella giornata, RESPIRA. Stai fermo un secondo e RESPIRA. So che è difficile. Me ne rendo conto, ma ce la puoi fare. So che andare a comprare quel paio di scarpe bellissimechevendonosoloinquelnegozioincentro ti sembra di vitale importanza. ma indovina un po'? NON LO È! Gemelli ti devi rilassare. Nel 2015, prima che ti venga un esaurimento (o che tu lo faccia venire a chi ti circonda), vai alle terme, a fare un massaggio, fai la riflessologia plantare, vai dall'analista, vai dove ti pare! Ma fai qualcosa perdio! Starti vicino è stressante. Se proprio non ce la fai a stare tranquillo, impara a sfogare le tue frustrazioni altrove, come aveva fatto quell'altro gemelli, il marchese De Sade.


Cancro
Cancro, lo sappiamo tutti che sei coraggioso, profondo, emotivo, pieno di sentimenti e di idee, però Cancro daj, effattela una risata ogni tanto. Mamma mia come sei serioso. Sì, lo abbiamo capito che sei fortissimo, intelligentissimo e stilosissimo, però ridi! PerdioRIDI! Sì, magari ti verranno due rughette ai lati della bocca, ma almeno i tuoi amici saranno un po' più contenti di uscire con te. Sei come la nonna, che appena le dici che ti sei trovato il moroso, ti risponde "eh anche io stavo tanto bene con il tuo caro nonno, pace all'anima sua". Daisù Cancro, per il 2015 devi farti almeno un paio di risate a settimana; pensa che persino Enrico VIII, pure lui Cancro, si è fatto una risata mentre decapitavano Anna Bolena. In caso contrario...boh, vai in ritiro al Polo Sud, non so. Non vedo altra soluzione. 


Leone
Leon Leoncino del mio cuore qui si abbisogna una chiacchierata. Nel 2015 dovrai smettere di vivere della tua luce riflessa. I tuoi amici non ti sopportano più. In realtà stanno congiurando contro di te e tu sei il solo che non se n'è accorto. Persino tua madre gli sta dando una mano. Togliti una buona volta gli occhi di dosso e guardati attorno, perdio! Il mondo è bello. Le persone sono belle... le altre persone, non tu, tu sei una brutta persona. E se non la smetterai di comportarti male ti manderemo in esilio nell'Isola di Sant'Elena con quell'altro leoncino: Napoleone Bonaparte.


Vergine
Ok, per leggere questo oroscopo devi lasciare giù i ferri da calza e il puntocroce. Vergine! Non essere deprimente come il tuo nome vorrebbe. Esci una buona volta. Fai qualcosa. Nel 2015 ti impongo di ubriacarti almeno una volta alla settimana. Sei una palla al piede. Basta! Hai 98 anni interiori. Fai uscire il 15enne che è in te. Pensa che bello: gli ormoni, gli ammori, la voglia di fare, di uscire, di ballare nudi nei prati. Ma che te lo dico a fare a te Vergine, che queste cose non le hai fatte nemmeno a 15 anni. Impara da qualcuno del tuo stesso segno: Agatha Christie dopo essere stata lasciata dal marito si mise con un aitante archeologo più giovane di lei. Alla faccia di tutti!


Bilancia
Caro Bilancia. So cosa stai pensando. La risposta è NO! Toglitelo dalla testa! Ma come ti viene in mente?
In questo 2015 dovrai fare le cose omologandoti alla società che è tendenzialmente composta da persone normali: lavarti i denti dopo ogni pasto, non correre con le forbici in mano, dare la precedenza, fermarti agli stop, aiutare le vecchine che attraversano la strada con la spesa e soprattutto smetterla di fare cose sordide in posti sordidi con persone sordide. Il mondo non è ancora pronto per te. Hai visto cos'è successo a quell'altra Bilancia che cantava fuori dal coro, il povero Oscar Wilde? Smettila di gridare ai bambini che Babbo Natale non esiste, sconvolgere la loro infanzia non renderà migliore la tua. Hai capito Bilancia? Datti una calmata.


Scorpione
Ciao Scorpione. Guarda, io avrei un po' di paura a dirti cosa fare nel 2015. No, perché poi lo sappiamo che ti offendi, mi insulti, mi fai causa, vieni a casa mia con un fucile a sterminare la mia  famiglia... insomma, le solite cose che sei solito fare quando qualcuno osa darti un consiglio non richiesto su quello che fai/hai fatto/farai/hai in mente di fare/hai vagamente pensato. 
Senti Scorpione, io te la butto lì, ma se quest'anno provassi a dare un vago e disinteressato ascolto ai consigli dei tuoi amici invece che minacciarli e inveire contro di loro? No, dico così per dire eh. Lo Scorpione Pablo Picasso se lo poteva pure permettere di avere un caratteraccio, ma tu non sei un grande artista, quindi facciamo che ti calmi.


Sagittario
Caro Sagittario, si sa: tu ami la vita. Sei allegro, fai quello che ti pare, non ascolti nessuno e vai dove ti porta il cuore, come direbbe un Sagittario come te, Susanna Tamaro. "Carpe Diem" diceva Orazio (sagittario pure lui) e BELLA CAZZATA dico io. Ragazzo, smettila di cogliere tutti gli attimi che ti capitano a tiro; per il 2015 il tuo compito sarà “prenditi un attimo per respirare, contare fino a 10 e solo dopo agire”. Smettila di essere così entusiasta per tutto. Non te lo hanno detto che il mondo è un posto orribile? La situazione prima o poi ti sfuggirà di mano: persino Woody Allen è stato giudicato male per aver sposato la figlia adottiva della sua ex moglie. E lui era Woody Allen. Tu sei solo tu. 


Capricorno
Bello de mamma! Tu, tra tutti questi undici disadattati sei il segno sobrio designato. Capricorno, tu sei quello che porta a casa tutti. Bravo. Un applauso a te. Già. Peccato che, te lo devo dire, se superi i 30 km/h ti assicuro che non succede niente. Guarda che ci stanno sorpassando pure le vecchiette in bici! Sei di una lentezza disarmante Capricorno, lasciatelo dire. Sì, bravo eh, per carità, è davvero splendido che tu sia l'unico segno davvero responsabile, però anche tu, ogni tanto puoi prenderteli 10 minuti di pausa. Una botta di vita. Piccolapiccola. No vabbè, ma che te lo dico a fare a te, alla fine il Capricorno è pur sempre il segno zodiacale di Gesù! E lui si è sacrificato per l'umanità. Ah, che bello essere Capricorno, sì, proprio bellobello. 


Acquario
Lo sappiamo Acquario, tu vuoi bene a tutti. Tutti sono buoni, tutti hanno qualcosa da dare, tutti meritano di stare bene e TU LI AIUTERAI. È tutto molto bello, Acquario. La tua indole è molto simile a quella di un Orsetto del cuore, lo sappiamo. Sei una persona splendida! Ma dannazione Acquario! Nel 2015 abbi un briciolo di fegato in più e scrollati di dosso queste sanguisughe per poter combattere le tue battaglie. Lascia perdere quelle degli altri che poi così tante cose assieme non le sai fare e ti viene tutto male. Non sei portato per le grandi imprese. Fattene una ragione! Non fare come un altro famoso Acquario, Lord Byron, sopravvissuto a fior fior di battaglie e cazzi e mazzi, per poi morire... di febbre. La tristezza.


Pesci
E ora veniamo a noi Merluzzino del mio cuore; nel 2015, caro Pesci, comprati una bella lavagnetta con dei gessetti colorati, e usa la suddetta per scriverci sopra, in modo chiaro e sintetico, quello che pensi ma soprattutto quello che vuoi comunicare agli altri. Perché ti assicuro che il 90% di quello che dici NON SI CAPISCE. Non che i concetti siano troppo complessi per carità, ma cambi idea ogni venti minuti, ti contraddici tre volte in una frase di due righe. Pesci, devi capire che il resto del mondo non può vivere dentro la tua testa (diocenescampi), sii più chiaro! Una giornata non ha abbastanza ore per comprendere le tue elucubrazioni mentali. Se proprio non ce la fai a essere chiaro poi, fai una cosa: prendi esempio da quell'altro Pesci, il buon Amerigo Vespucci, e viaggia lontano. Tanto lontano.

giovedì 25 dicembre 2014

A Christmas Carol secondo Perlaporcella


Buon Natale popolo del web.
Saluti a tutti coloro che in questo momento si stanno annoiando a tavola con i parenti e anche a quelli che stanno rotolando giù dalla sedia a causa della settima porzione di lasagne della nonna che ti vede "un po' sciupato".
Che voi siate al primo, al secondo, al dolce o ancora all'antipasto poco conta, l'importante è che stiate tutti facendo cose natalose che si fanno a Natale.
Perché noi non saremo da meno.
E così abbiamo deciso di proporvi la nostra personalissima versione del Canto di Natale di Charles Dickens.

L'ha fatto Paperon de Paperoni.

L'hanno fatto i Flinstones.
Jim Carrey.

E pure il professor Xavier.

Quindi direi che manchiamo solo noi.

*Effetto nebbia, musica di sottofondo, voce di Vincent Price e iniziamo.*

La lieta novella comincia a Londra nel 1843 dove incontriamo Ebenezer Scrooge (che da ora in poi chiameremo Eby), un vecchiettino incattivito che è solito prendere a calci i cani e bucare i palloni dei bambini che incautamente li fanno volare nel suo giardino. 
Al caro Scroogino il Natale proprio non piace, tanto che costringe il suo unico e solo impiegato Bob Cratchit (sottopagato e sfruttato) a lavorare anche la vigilia.
Una volta conclusa la giornata lavorativa (al freddo e al buio, mica vorrai sprecare soldi per le candele e il carbone GIAMMAI) il caro Eby torna a casa sua e già sulla via del rientro comincia a vedere cose inquietanti.
Il vecchierello però non si preoccupa, sarà la cataratta incombente, e si addentra in casa senza far troppe domande.
Quand'ecco però che i rumori inquietanti proseguitano ed ecco che -colpodiscenasioriesiori- appare il fantasma di Jacob Marley, ex defunto socio di Eby, avvolto da catene e lucchetti facendo un fracasso infernate.
Alorachec'ègentechevuoledormire! 
Machecazz? Fa per dire il buon Eby, quand'ecco che Marley lo interrompe dicendogli che la sua catena se l'è forgiata in vita a causa dell'egoismo con il quale ha condotto la sua vita da taccagno rompicazzo.
Avverte quindi Eby che stellastellina la tua catena è più lunghina; quindi ocio!
Fai il bravo o cazzituoi.
Inoltre lo avvisa che tre fantasmi verranno a fargli visita affinchè lui possa capire quanto, da uno a dieci, stia conducendo male la sua esistenza terrena.
Sbatty. 
Per primo arriva infatti lo spirito del Natale passato.
Stia con noi, qui con noi, si rilassi d'ora in poi! 

Lo spirito lo porta con sé a vedere la sua infanzia ormai dimenticata: chiaramente di una tristezza infinita. 
Harry Potter Eby infatti era un bimbo triste, studiava in collegio, orfano di madre etc..
L'unica persona joiosa della sua infanzia era sua sorella Fanny che gli voleva talmente bene da convincere il papà cattivo a riportarlo a casa per Natale. 
Chiaramente Fanny muore. 
No ma grazie! 
Vede poi la sua gioventù da stagista e la sua fidanzatina del tempo che, manco a dirlo, lo molla perché lei è una ragazza buona e umile e lui si sta attaccando un po' troppo al vile e putrido denaro. 
Eby torna quindi a casa, sconvolto e un po' rattristato dalla visione del suo infelice passato e decide di farsi una pennichella in attesa del secondo fantasma. 
Il fantasma del Natale presente.
Che, nonostante Dickens ce lo racconti come una specie di Babbo Natale enorme vestito di pelliccia, a noi, per fare la coppia con quello di prima, piace immaginarlo così: 



Lo spirito lo conduce a vedere tutti i Natali meravigliosamentemeravigliosi che le persone stanno passando in quel momento: gente che mangia, che beve, che si ubriaca, che picchia i figli, che scarta regali e tanto altro. Insomma, tutte splendide attività. 
Questo fino a quando non lo porta a casa dello sguattero Bob Cratchit che ovviamente è poverello e ha un figlio malato a cui non può comprare le medicine. Mai una joia.
Tornato nuovamente indietro il caro Eby si imbatte nel terzo ed ultimo spirito: lo spirito del Natale futuro. 
*musica di suspense* 
Quest'ultimo non parla ed è avvolto in un mantello nero da cui nulla traspare se non una manina rachitica. 

EXPECTO PATRONUM! 

La figura lo invita a seguirlo, sempre in totale silenzio, e gli fa vedere il lieto futuro a cui sta andando in contro: 
la sua triste, inevitabile, sola e deprimente MORTE! 
Ah beh! Pensavo peggio. 
Oltre a ciò, per rigirare il dito nella piaga, gli mostra che a causa sua anche il figlio malato del povero Bob Cratchit è passato a miglior vita. *lacrimuccia* 

Ed ecco che con questa visione infausta il caro Eby si sveglia la mattina di Natale e decide che basta, mi ravvedo, da oggi sarò un uomo nuovo, farò delle buone azioni e non guarderò mai più un cinepanettone giuringiurello. 
Decide quindi di dare un sacco di soldi in più al suo dipendente preferito e non più sfruttato, in modo da poter salvare la vita del di lui pargoletto e tanto per gradire gli fa recapitare a casa un tacchino da mille mila chili con cui ingozzarsi. 
Da quel momento il caro Eby sarà buono e bravo con tutti e festeggerà sempre il Natale con tante candeline e caramelle di zucchero. 
*Musica allegra di sottofondo, sfumato nero, FINE* 

Questo romanzo piacque così tanto al buon scrittore Stevenson che, spinto dal desiderio di scrivere qualcosa di altrettanto gggioioso e pieno di ammore, scriverà poi il suo romanzo di maggior successo: Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde.
Uguale uguale.

Buon Natale a tutti popolo del web. 
Bevete, scartate e mangiate tanto e bene, ma non il maiale, che poi Perlaporcella si offende. 

Vidi&Vici

lunedì 22 dicembre 2014

San Nicola di Bari: le origini di Babbo Natale.

Lo conosciamo come San Nicola di Bari, ma nella sua vita -e successivamente- è stato conosciuto come San Nicola di Myra, San Nicola dei Lorenesi, San Nicola Magno, San Nicolò e San Niccolò, ma per la sua mamma (la signora Giovanna) rimarrà sempre e comunque il piccolo Nichy.
Nel VI secolo il caro Nicola era un santo talmente popolare che solo a Costantinopoli c'erano ben 25 chiese che portavano il suo nome.
Oggi è famoso in tutto il mondo con il nome di Babbo Natale.
Paradossalmente del povero Nicola si sa ben poco, se non che nacque in una data fra il 261 e il 280 dopo Cristo (vent'anni più, vent'anni meno). Una volta adulto divenne vescovo di Myra, per poi venire imprigionato nel 305 durante le persecuzioni di Diocleziano. Lo libererà Costantino nel 313, e il buon Nicola tornerà quindi a fare il vescovo.
Fra i picchi della sua carriera vescovile si ricorda quella volta in cui prese a sberle Ario (quello dell'arianesimo, ne abbiamo parlato nel post di Sant'Ambrogio, ricordate?).
Ah, i bei tempi in cui le dispute teologiche avvenivano a suon di schiaffoni in faccia.

Ma perché Babbo Natale?
Partiamo dall'iconografia: San Nicola viene generalmente rappresentato con tre palle.

 Nel senso di tre sfere, che avevate capito?

Leggenda narra che San Nicola avesse sentito di una famiglia il cui padre era caduto in disgrazia. Avendo tre figlie aveva ben pensato di mandarle a prostituire e così Nicola, commosso dalla triste storia, andò alla casa di questa famiglia per tre notti di fila, e ogni notte lanciò un sacchetto pieno d'oro, uno per ogni figlia, perché lo usassero come dote per sposarsi e rimanere ragazze oneste.
E il padre si attaccò perché era un infame e a San Nicola quelli che vogliono prostituire le figlie proprio non ci piacciono. I tre sacchetti d'oro sono rappresentati dalle tre sfere dorate.
Insomma, da allora San Nicola è conosciuto come il santo patrono degli innocenti e dei fanciulli e, con questa storia dei doni portati la notte in segreto, costituisce la base per il personaggio del Babbo Natale che tutti noi conosciamo.

Una piccola precisazione: nonostante sia diffusa la credenza che il Babbo Natale originale fosse verde e che sia diventato rosso per via della Coca Cola, in realtà già Sinterklaas (la versione olandese di San Nicola) è sempre stato rappresentato vestito di rosso.

Nel tempo libero Sinterklaas ama anche impersonare Silente, il celebre preside della scuola di Harry Potter.

Quando San Nicola morì le sue spoglie furono conservate a Myra, la città di cui fu vescovo, e lì rimasero fino a quando, nel 1087, dei pescatori di Bari non decisero di andarle a trafugare, portarle nella loro città ed edificarci sopra una bella basilica.

Signore, io e gli altri abbiamo deciso che ci siamo stufati di pescare pesci e andiamo a recuperar reliquie.

Alla faccia di tutti gli altri.
Parte delle reliquie rimasero a Myra, almeno fino a quando i veneziani non trafugarono quello che rimaneva per spostarle nella loro abbazia di San Nicolò.
San Nicola ha poi assunto il ruolo di protettore di mercanti, pescatori, marinai, arcieri, prostitute, bambini, avvocati, prestatori di pegno, detenuti*, giardinieri, ballerine di can can, utenti apple, paninari, gatti siamesi, gerbilli e stercorari.
Altre ossa del santo sono sparse per l'Europa, ma con tutto questo stress dell'essere scomposto in giro, l'omero -quasi integro- si trova a Rimini per fare una vacanza.


In una recente intervista l'omero di San Nicola si sarebbe detto soddisfatto della sua scelta di abbandonare tutte le altre reliquie alla loro sorte. Avrebbe poi aggiunto: "altro che renne qui".




*lista reale solo fino a questo punto.

domenica 14 dicembre 2014

Carlomagno bravo padre di famiglia

Carlo Magno (o Carlomagno tuttoattaccato) fu re dei franchi, re dei longobardi, primo imperatore del Sacro Romano Impero e secondo imperatore di sticavoli.
Nacque da Pipino il Breve e da Bertrada di Laon, in una famiglia che poteva vantare il pessimo gusto per i nomi da generazioni. Suo fratello si chiamava Carlomanno, tutto attaccato.
Inizialmente i due si dividevano il regno, ma nel 771 Carlomanno morì in circostanze misteriose, e Carlomagno ereditò tutto quanto.

  "Pensava pure di fregarmi il nome cambiando una sola lettera, 'stostronzo."

Carlomagno aveva solo 20 anni e si ritrovava a governare un regno vastissimo, avendo unito anche la parte del fratello.
Una volta ottenuto il trono affermò la propria autorità con continue campagne militari: prima all'interno per eliminare i dissidenti, poi all'esterno per allargare il regno, e già che c'era cambiò pure moglie.

Ma prima ancora esercitare lo sguardotorvo (tutto attaccato). 
"Voglio vedere come ridono ora quelli che mi bullizzavano in terza elementare."

L'imperatore era un vero e proprio colosso: pare che fosse alto 192 cm, che se è tanto per noi, immaginate quanto fosse prima dell'anno 1000. Aveva una passione per il cibo, per le belle donne e per i cani.
Pur essendo cristiani, nelle popolazioni germaniche era piuttosto comune avere un sacco di concubine e cambiare moglie con la facilità con cui noi cambiamo i calzini. Insomma, per Enrico VIII sarebbe stato un sogno, poiché Carlomagno potè permettersi di cambiare così tante mogli che il suo biografo personale non ne ricordava tutti i nomi. Qui la lista di quelle conosciute:
- Imiltrude (quella abbandonata)
- Desiderata, con un nome troppo normale per gli standard, e che Manzoni ha deciso quindi di rinominare ERMENGARDA nel suo Adelchi.
- Ildegarda
- Fastrada
- Liutgarda
Più alcune concubine note:
- Maldegarda
- Gervinda di Sassonia
- Regina
- Adalinda

Si è calcolato che ebbe almeno 20 figli legittimi, a cui bisogna aggiungere tutti quelli che ebbe dalle varie amanti. Carlomagno cercò di offrire sempre ai poveri figlioletti qualcosa per mantenerli.
Il più sfigato fu il primogenito, avuto dalla prima moglie (Imiltrude): conosciuto come Pipino il Gobbo. Il problema era il seguente: i due non si erano sposati con rito cristiano ma secondo un rito delle loro parti che non costituiva un legame indissolubile, motivo per cui il povero Pipino il Gobbo e la sorella non erano considerabili realmente figli legittimi, e persero quindi i loro diritti nel momento in cui la madre venne ripudiata.
Non essendo più Pipino il Gobbo considerato legittimo, Carlomagno pensò bene di passare il suo nome al terzogenito, ora primo figlio legittimo, cambiandogli il nome da Carlomanno (nome del fratello morto) a Pipino, perché era giusto che il primogenito portasse il nome del nonno.
Quando ci fu una congiura nel tentativo di uccidere l'ex Carlomannoorapipino, Pipino il Gobbo venne accusato di esserne il mandante e costretto a farsi monaco fu rinchiuso in un monastero.

Le figlie invece pare non contrassero mai dei regolari matrimoni, ma divennero concubine e amanti dei vari cortigiani. Gira voce che Carlomagno fosse in realtà molto affezionato a loro e le usasse come spie a corte. Quando Carlomagno morì furono costrette a farsi monache e furono rinchiuse in un monastero.

Prima di morire però Carlo doveva preoccuparsi della successione: col fatto che la legge franca prevedeva che i territori venissero divisi fra i vari figli legittimi (come all'inizio lui aveva dovuto dividere il trono con suo fratello Carlomanno), la questione nel suo caso si faceva complicata.
Bene, come dividiamo i terreni? Quanti figli hai?”
Figli? Io? TRE.”
Maccome, c'è Pipino, c'è Carlomanno, c'è Rotrude, il piccolo Rotario, la gioiosa Adeltrude, e poi ci sono i gemelli, c'è Alpaide, c'è Pantofolarda, c'è il giovanissimo Sticavolanno, la bella Pneumatiltrude, l'avvenente Abelardo, gli altri gemelli, le gemelle femmine, c'è quello gobbo, c'è Vitichindo, e poi il promettente Ugo. Come dimenticarsi del promettente Ugo.”
No no. Sono TRE: sono Carlo, Pipino e Ludovico. Gli altri non contano, ero ubriaco. Ti pare che vado a chiamare i miei figli con quei nomi ridicoli.”

E così, i giovani Carlo, Pipino e Ludovico si preparano a dividersi il trono come i bravi fratelli che erano. Solo che Carlo e Pipino morirono prima del dovuto (in circostanze misteriose?) e tutto il trono finì sotto il sedere di Ludovico.

Quello che mi chiedo è perché alla luce di tutto questo Dürer preferisse tanto l'imperatore Carlomagno all'imperatore Sigismondo e abbia deciso di renderlo così palese affiancando i due ritratti.


domenica 7 dicembre 2014

Sant'Ambrogio




Aurelio Ambrogio, meglio conosciuto con il nome d'arte di Sant'Ambrogio, o con i meno apprezzati Ambrogio di Treviri o Ambrogio di Milano, era una delle personalità più in voga della Chiesa del IV secolo. Il buon Ambrogio veniva da una famiglia di tutto rispetto, che poteva annoverare fra i suoi membri ben tre santi: Santa Sotere, Santa Marcellina e San Satiro. A dirla tutta in realtà gli ultimi due erano suoi fratelli che sono stati fatti santi successivamente, ma Ambrogio nel curriculum non l'aveva scritto, sottolineando invece che con una percentuale del 50%, le quote rosa di santità nella sua famiglia era state pienamente rispettate.
La sua educazione fu ottima e all'età di 30 anni fu spedito a fare il governatore della provincia romana di Aemilia et Liguria, con sede a Milano. Ai tempi tirava una brutta aria fra cattolici e ariani, ma Ambrogio, grazie alle sue grandi doti diplomatiche, riuscì a mantenere un grande equilibrio fra le due parti.
Quando morì l'allora vescovo di Milano, il signor Aussenzio di Milano, il popolo cominciò a farsi irrequieto: il nuovo vescovo sarebbe stato ariano o cristiano? Dalla folla un bambino urlò: “Ambrogio vescovo! Ambrogio vescovo!”. La folla si unì: “Ambrogio vescovo! Ambrogio vescovo!”. Solo un panettiere di Bovisa urlò un “Ambrogio culo” nel momento in cui tutti stavano in silenzio, come succede sempre.

 Vescovo? Ma io neanche sono battezzato!



La folla insisteva, ma Ambrogio non ne voleva sapere: non sapeva nulla neppure di teologia! Uno che si vantava delle quote rose della sua famiglia certo non poteva accettare una simile raccomandazione. Per sporcare quindi la propria reputazione e far cambiare idea ai milanesi decise di far torturare un po' di gente e fare dei sexy party a casa sua con le signorine di Viale Zara. Il popolo però continuava: “Evvai Ambrogio, sei un uomo che sa prendere delle scelte difficili ma necessarie e che ha anche successo con le donne! Meglio di così non potremmo chiedere: AMBROGIO VESCOVO! AMBROGIO VESCOVO!”.
Alla fine, dopo una piccola fuga, si ritrovò costretto ad accettare. Si fece battezzare nel giro di sette giorni.
Per la faccenda dell'ignoranza teologica purtroppo sette giorni non bastavano.

 Ma che è 'sta roba. Dio ha creato il mondo in 7 giorni? Io in sette giorni sono riuscito soltanto a farmi battezzare.

Al contrario delle previsioni, Ambrogio si dimostrò all'altezza del compito: fu un eccellente oratore e rinunciò a tutte le sue ricchezze, dimostrandosi sempre disponibile ad accogliere chiunque ne avesse bisogno.

 Tu fai voto di povertà senza che ti sia richiesto e questi ti ritraggono sempre ricoperto d'oro. 
Che beffa.



Fra i suoi grandi meriti, quello di aver convertito quel signore conosciuto con il nome di Agostino di Ippona e che una volta cristiano adotterà il nome d'arte di Sant'Agostino.
Fece inoltre costruire quattro basiliche a protezione della città, fra cui quella che oggi conosciamo come Basilica di Sant'Ambrogio, ma che ai tempi era la Basilica Martyrum, poiché ospitava i corpi di due tizi disseppelliti a caso per l'occasione i corpi dei martiri San Gervasio e San Protasio.
Il nostro caro Ambrogio arrivò a essere così potente e stimato da potersi prendere il diritto di sgridare l'imperatore per il massacro di Tessalonica.

No, gioia. Tu non ci entri in chiesa dopo la porcata che hai fatto. E poi va bene che sono avanti ma siamo nel 300 e non sono ancora pronto ad accettare nella mia basilica quel tizio dalla sessualità ambigua che c'è dietro di te.


Se proprio proprio vogliamo trovargli un difetto, era giusto un filo antisemita.
Quando nel 388 a Callinucum una folla di cristiani inferociti distrusse una sinagoga e l'imperatore volle costringerli a ricostruirla a spese della Chiesa, Ambrogio si oppose: “L'ho fatta bruciare io, ti pare che la devo pure ripagare?”.
Ah.
Aggiunse: “Bruciare le sinagoghe è un ATTO GLORIOSO! E io non dirò più messa se farai ricostruire la sinagoga, siamo chiari? I massacri mi vanno bene solo se a essere massacrati sono gli ebrei. Ecco."
Nel frattempo decise anche di movimentare un po' le cose a messa, introducendo il canto ambrosiano: al posto dei salmi cantati da un solista o da un gruppo di coristi, Ambrogio introduceva ora i cori cantati dai fedeli: alternando le donne, gli uomini, i vecchi e i bambini. 
E ora su le mani! Adesso solo le donne! Ora solo gli uomini!! Sant'Ambrogio is in da house!
Fra le leggende si dice che un bel giorno di sole Sant'Ambrogio stesse passeggiando allegramente per Milano, quando notò un fabbro in difficoltà con un morso di cavallo. Avvicinandosi si rese conto che all'interno del morso vi erano i chiodi della croce di Cristo (sì insomma, l'abbiamo già capito dalla faccenda di San Gervasio e San Protasio che c'aveva un po' questa tendenza). Uno di questi chiodi è ancora conservato al Duomo di Milano e considerato autentico.
Purtroppo non ci è dato di sapere come ci sia arrivato nel morso di cavallo di un fabbro di Milano.
I corpi di San Gervasio e di Sant'Ambrogio sono ancora oggi conservati e visibili nella Basilica di Milano che porta oggi il suo nome. Quindi se volete potete andare a fargli un salutino.


Tutta 'sta fatica e poi mi conservano col primo poveraccio che ho disseppellito.



mercoledì 26 novembre 2014

Romeo sta ad Edward come Giulietta a Bella.

Oggi, signori e signore, vi narrerò di una delle più belle, romantiche e toccanti storie d'amore di tutti i tempi. 
State per leggere dell'amore perfetto, l'archetipo della storia d'amore, vissuta e consumata nella passione, ma avversata crudelmente dalla società. 
Una di quelle vicende strappalacrime che vi riempiranno il cuore di tenerezza e vi faranno desiderare di poter vivere voi stessi un amore così grande e così profondo. 










NO!
NO! 
Non è vero!
Romeo e Giulietta non è una bella storia d'amore!
Fatevene una ragione.

Siamo a Verona nel 1500, dove due famiglie rivali, i Capuleti e i Cullen Montecchi, si osteggiano ormai da generazioni per ragioni che nessuno ormai ricorda.
Probabilmente qualcuno aveva barato alla tombola di Natale.
È un bel pomeriggio di sole quando i membri della servitù delle rispettive famiglie, incontratisi ad un benzinaio e con indosso delle camicie improbabili, decidono di darsele di santa ragione. Grazie Baz Luhrmann.
Arriva quindi il principe di Verona che, infastidito dal fracasso, dice che o la piantate di fare tutta 'sta caciara, oppure i vostri padroni alla prossima ci rischiano la pelle.
La servitù quindi sparisce con la coda tra le gambe.
Appare quindi, con un cambio di scena, la protagonista della nostra vicenda.
Giulietta; una fanciullina appena quattordicenne che è stata promessa in sposa al conte Paride.
Giulietta: bella, mite e gentile e con le doti recitative ed espressive di un oompa loompa

Il conte Paride, edaiedaiedai, è riuscito a convincere il signor Capuleti a consentirgli di corteggiare la figlioletta ad un ballo che si terrà di lì a poco. 
Cheppalle, pensa Giulietta, devo fare cose, vedereggente e parlare. Preferivo stare a casa a leggere Hunger Games. 
Dall'altro lato (altro cambio di scena) abbiamo Romeo, giovane rampollo dei CullenMontecchi, che si strugge per una tizia, la bella Rosalina, che mai in tutto il testo apparirà di persona.

 Romeo si strugge. Ah, come si strugge. Povero caro. 

Per distrarlo dai pensieri suicidi che Romeo accarezza a causa delle sue pene d'amore, il cugino Benvolio e l'amico (ammic-ammic, capisc'ammè)  Mercuzio gli propongono di andare a casa Capuleti e di partecipare alla FFFFESTA!! cit. 

Questa è una citazione che capiranno più o meno in cinque, ma mi è stata richiesta, dovevo...

A questo punto i due fanciullini si incontrano, chiacchierano poco pochino e niente, si innamorano. 
Scusa, Rosalina chi? 
Peccato che, guarda caso, le rispettive famiglie si odiano da tempo immemore e questo ups potrebbe essere un problema. 
A questo punto, abbiamo la scena del balcone.
AH! La scena del balcone.
Lei, lui, i grilli, lei quattordici anni, lui venti, si conoscono solo da qualche ora ma vogliono sposarsi in segreto... 
CHECOSA? 
Vabbè. Contenti loro. 
Così è deciso, e il giorno dopo con la complicità della Balia di Giulietta (unico personaggio di spessore di tutta 'sta tragedia) i due innamorati si fanno sposare in gran segreto da Frate Lorenzo sperando che la loro unione possa portare un po' di pace tra le due famiglie. 
Non so voi, ma dalle mia parti si dice esticazzi! 
Infatti, manco a dirlo, succede un casino della miseria: Romeo passeggia felice e beato pensando alla lista nozze, quand'ecco che arriva Tebaldo (cugino di Giulietta) che comincia a fare brutto e parafrasando gli dice qualcosa del tipo ti faccio un culo così 
Romeo tergiversa e Mercuzio l'amico *ammic ammic* raccoglie la sfida al posto suo.
Inutile dire che Tebaldo uccide Mercuzio e Romeo uccide Tebaldo.
E mo 'so cazzi.
Arriva infatti il Principe, quello dell'inizio, e chiede due cosine; Benvolio spiega, signora Capuleti non ci crede, Romeo viene condannato all'esilio o alla morte se non lascerà la città entro l'alba.
Al che Giulietta viene informata di tutti questi accadimenti e si dispera.

Oh, a me sembra la stessa faccia di prima, ma facciamo finta che no

A questo punto, sempre grazie alla Balia (che ripetiamolo è l'unico personaggio degno di nota) i due riescono ad incontrarsi prima della partenza del bel Romeo e passano insieme la loro unica e sola notte d'amore. 
Se ne sia valsa o meno la pena Shakespeare non ce lo dice; ma ci piace pensare che sì. Almeno questo. 
A questo punto Romeo fugge a Mantova e Giulietta viene informata che il giovedì seguente verrà celebrato il suo matrimonio con il conte Paride. 
Quando si dice dalla padella alla brace. 
Giulietta, sempre più disperata, corre da Frate Lorenzo supplicando per un aiuto; il Frate, che è solito intrattenersi con Walter White, da a Giulietta una fiala contenente una pozione che la condurrà in uno stato di morte apparente. Così potrà sfuggire al matrimonio con Paride e raggiungere il suo bel Romeo. 
YIPPIAIEI pensa Giulietta, e ingolla il contenuto della fiala. 
La fanciulla viene quindi seppellita (viva) nella tomba di famiglia accanto al caro Tebaldo, peccato che Romeo venga informato dal suo servo della di lei morte e decida di fare la cosa più sensata alla quale avrebbe potuto pensare. 
Procurarsi dell'arsenico, dare l'ultimo saluto alla sua sposa e uccidersi. 
Che romantico. 
I fiori sono così mainstream. 
D'altra parte era dai tempi di Rosalina che cercava di ammazzarsi.
Il fanciullo riesce quindi ad infilarsi nella tomba dei Capuleti e, dopo una serie di inutili tafferugli con Paride, saluta l'amata e si avvelena. 
Quand'ecco che, buongiorno raggio di sole, Giulietta si sveglia. 
Frate Lorenzo, accorso nella cripta, cerca di nascondere il fattaccio alla bimba, che però se ne accorge di lì a poco e si uccide a sua volta trafiggendosi con un pugnale. 



Ora se qualcuno di voi ha ancora il coraggio di dire che questa è una storia romantica giuro che vengo a strappargli la giugulare a morsi. 

lunedì 10 novembre 2014

Rasputin. Roba che Highlander levati.


Papà Efim Jakovlevič Vilkin e mamma Anna Vasil'evna Paršukova sono due allegri contadini russi che da tempo cercano di avere un pargoletto; i primi quattro bebè infatti sono infelicemente periti dopo la nascita. Ma ecco che finalmente il 21 gennaio del 1869 un bebè roseo e urlante fa il suo ingresso nella famiglia. Il marmocchio è apparentemente sano e sopravvive.
Il bel bimbo viene chiamato Grigorij Efimovic Rasputin e comincia a vivere la sua lieta infanzia facendo  pupazzi di neve e pattinando sul lago ghiacciato vicino casa. 
Il tesorino però era costretto a giocare sempre da solo, e a mamma e papà un pochino si stringeva il cuore pensando alla totale assenza di compagni di giuoco del loro piccolo Grigorijino. Decidono così che sarebbe davvero splendido dare un fratellino o una sorellina al piccolino e una volta deciso, mamma e papà si mettono di impegno durante lunghe notti siberiane (ma solo perché avevano finito di vedere Breaking Bad) sempre più decisi a sfornare altri pargoletti. 
Tre per la precisione. 
Tutti morti in fasce. 
...
Nonostante ciò, il piccolo tesorino di mamma, riuscì comunque a trovare un amichetto nel cugino Dimitri con cui pattinare sul lago ghiacciato e fare a palle di neve. 
Un giorno però, durante una scampagnata, i piccoli caddero entrambi in un torrente e si ammalarono entrambi di polmonite. 
Il piccolo Dimitri, 10 anni, morì tragicamente in quella circostanza. 
Il piccolo Grigorij, 8 anni, ovviamente, no!
...
Bene. 
...
Ora, io non so voi, ma secondo me il bambino stava benissimo da solo. 
Comincia così l'allegra infanzia di colui che tutti ricordiamo come un individuo affabile e rassicurante, un personaggio rilassato, dallo sguardo dolce e il viso delicato. 

Bello di mamma! 

Durante la gioventù il ragazzo si interessò molto (forse troppo) alla spiritualità ed al misticismo, cominciò ad ottenere la fama quando si sparsero voci sui suoi poteri curativi e sulle sue capacità di guarire malati più o meno gravi.
Inutile dire che si creò un discreto giro di clienti fedeli e un po' il passaparola, un po' la botta di culo ecco che il buon Rasputin venne chiamato alla corte dello Zar Nicola II. Sì, il papà di Anastasia, quella famosa!
Venne condotto alla presenza della zarina Aleksandra Fëdorovna Romanova (dio raga che fatica scrivere 'sti nomi) nella speranza che i suoi poteri potessero guarire il di lei figlioletto; il fanciullino Aleksej era infatti malato di emofilia, una malattia che comporta una grave insufficienza di coagulazione del sangue.
La presenza di Rasputin riuscì in qualche modo a risolvere i problemi del pargoletto.

Oww, stop you! 

Vista la sua forte influenza sulla famiglia Romanov, attorno a Rasputin si creò in poco tempo una vastissima rete di personaggi pubblici e politici che in cambio di favori o intercessioni rispetto ai sovrani erano disposti ad accontentare le richieste che Rasputin faceva loro.
Inutile dire che tra le sue mani passavano sicuramente centinaia di rubli che pare venissero spesi in parte per la cerchia di persone che gli gravitava attorno e i restanti dissipati in localacci malfamati per alcolici e donnacce.
Pare infatti che Rasputin, oltre a palpeggiare le dame di corte (cosa che la coppia reale smentiva categoricamente), fosse solito intrattenersi con donnine smaliziate di ogni classe sociale ed età e girano voci secondo cui fosse, come dire, ben dotato.
No, non aveva una grossa macchina!
Si dice infatti che madre natura gli avesse dato in gloria, oltre ad uno sguardo candido e rilassato, anche un pene di 33 centimetri.
Pare inoltre che il suddetto sia conservato in un barattolo al Russian museum of erotica.
...
...
CHE COSA?
No, ragazzi, ma avete capito bene?
Cioè... 33 centrimenti.
No, TRENTATRÉ.
Cioè... no. Dai scusate. No.
Cioè, ma uno ha abbastanza sangue?
Non sviene?
TRENTATRÈ. 
No dai.
Cioè, non so se avete capito.
T R E N T A T R È.
No.
Dai.
No.
Dai.
No.
Dai.
...
...
Vabbè.
Vado avanti.
...
TRENTATRÈ.
Dicevamo... con il tempo Rasputin acquisì sempre più influenza sulla zarina, tanto che era solito inviarle messaggi con consigli e suggerimenti (abbastanza perentori) che riguardavano religione, morale e politica.
Allo scoppio della prima guerra mondiale nel 1914 Rasputin decise di opporsi fermamente all'entrata in guerra della Russia e, nonostante nessuno avesse chiesto il suo parere, insistette affinché i sovrani facessero come voleva lui mandando un telegramma allo Zar. Il sovrano reagì con un sonoro fottesega e stracciò il telegramma.
Ma il furbetto decise di aspettare nell'ombra e nel momento in cui Nicola II partì per il fronte, Rasputin zitto zitto e quatto quatto si infilò -metaforicamente- sotto le sottane della zarina e cominciò a darle una marea di consigli non richiesti e assolutamente infelici.
TRENTATRÈ? 
Ad una certa, quando il casino però era già stato fatto e la Russia era ormai in piena crisi di governo (che durante una guerra mondiale è sicuramente una condizione ideale), venne accusato di corruzione e allontanato dalla residenza imperiale; venne quindi a crearsi una congiura ordita da Dimitrij Pavlovic, Feliks... da persone con nomi strani che tanto non sapreste pronunciare, che decise di accoppare il santone e di farla finita una volta per tutte.
I congiurati scelsero di avvelenarlo durante una cena, ma visto che apparentemente il veleno non agiva sufficientemente in fretta, decisero di sparagli ad un fianco con una pistola.
Fine

No.

Rasputin infatti si riebbe e venne colpito nuovamente alla schiena, massacrato di randellate, trascinato fino al cancello della casa e, per non saper né leggere né scrivere, finito con un colpo alla fronte.
Fin...

No.

Il suo corpo venne gettato nel fiume Moika dal quale riaffiorò solo alcuni giorni più tardi.
Fi...

L'autopsia sul cadavere dimostrò che l'uomo aveva acqua nei polmoni e di conseguenza la morte era avvenuta per annegamento.
Chuck Norris who?















TRENTATRÉ !!!!

lunedì 3 novembre 2014

Catherine Parr: la sopravvissuta

Dopo la decapitazione di Catherine Howard, lasciamo a Enrico un altro paio di anni per ritrovare se stesso mentre introduciamo Catherine Parr. 

Catherine Parr era la figlia di una delle dame di compagnia della prima moglie di Enrico VIII, Caterina d'Aragona. No, tranquilli, quella che sto per raccontarvi non è una turpe storia di incesto.
O almeno credo.
Nata nel 1512, Catherine Parr sposò appena diciassettenne il suo primo marito, che però morì tre anni dopo.
Già vedova a 20 anni, l'anno successivo sposò il suo secondo marito, che la lasciò vedova 10 anni dopo.
Così, all'età di 30 anni la nostra cara Catherine era vedova per la seconda volta ma ricchissima grazie all'eredità del suo secondo marito. Cominciò così a frequentare la corte a Londra, dove conobbe Thomas Seymour (fratello di Jane Seymour) e se ne innamorò.



 Qui sopra il buon Thomas sfoggia la sua espressione più intelligente.

Così, mentre Catherine trotterellava innamorata per i corridoi della corte inglese pensando al fatto che era ricca sfondata e che quindi poteva fare il cavolo che le pareva, venne notata da Enrico VIII.

 Qui sopra un ritratto di Catherine Parr che esprime tutta la sua gioia per essere stata scelta dal re. Evviva proprio.

Il 12 luglio 1543 si sposarono, e fu allora che la scaltra Catherine si disse che già che erano in ballo tanto valeva ballare.
Così, sfoggiando le sua migliore diplomazia, andò da Maria (Bloody Mary, ve la ricordate?) ed Elisabetta (il frutto del matrimonio con Anna Bolena) e cercò di convincerle a fare pace col re, diventandone amica. Fece amicizia anche con Edoardo VI, l'erede al trono. Avendo a disposizione i migliori insegnanti del regno, decise intanto di imparare il greco e il latino e già che c'era di istruire anche i figliastri. Nel frattempo, per non farsi mancare nulla, scrisse un paio di opere devozionali.
Insomma, Catherine era una sveglia. Solo Anna di Clèves non l'apprezzava, e pare commentò così il matrimonio col re: “se doveva mettersi co'sto cesso tanto valeva rimanere con me”.
La nuova regina aveva un solo difetto: le sue idee religiose non coincidevano con quelle del re, e fece l'errore di sbilanciarsi.
Così, nel 1546, Enrico VIII decise di farla arrestare, ma visto che non era scema, reagì così:
“io protestante?? Ahaha, mannò amoremiolucedeimieiocchi, volevo solo DISTRARTI dal dolore fisico che le tue malattie ti procurano ma FIGURIAMOCI se sono una sporca donnaccia protestante, mi rimetto completamente alla tua volontà io!”
Funzionò.
Enrico VIII ritirò l'ordine d'arresto.

Intendiamoci, il re sarà pure stato ormai vecchiotto e obeso, ma si rendeva ancora onore sul campo di battaglia. Appena due anni prima partecipò all'assedio di Boulogne nonostante la gotta, il diabete, l'ulcera e i suoi 180 chili. E vinse pure.

 Qui sopra la strategia d'attacco con cui venne vinta la battaglia. Enrico VIII è oggi interpretato dalla palla.

Tornato dall'assedio però impazzì completamente, e se l'acume di Catherine le permise di scamparla, lo stesso non fu per il conte di Surrey (un altro cugino di Anna Bolena) e suo padre, arrestati con lo scopo di essere decapitati pur essendo colpevoli solo di essere capitati davanti al re in un suo attacco di paranoia. Al primo toccò la morte, mentre al secondo andò meglio poiché la sua decapitazione fu rimandata, e proprio in quei giorni Enrico VIII morì.

 Oh, meno male che cominciavano anche un po' a pesarmi sulla coscienza tutti 'sti morti.

Il sovrano si fece seppellire di fianco a Jane Seymour, l'unica moglie che gli diede un figlio maschio e che amò realmente.
Eccerto Enrico, è morta subito, so' bravi tutti così.

Ma che fine fece Catherine, la moglie che ce la fece?
Finalmente potè sposare l'uomo che amava, Thomas Seymour, e vissero tutti felici e contenti.
Almeno fino a che pochi mesi dopo Thomas non fu accusato di averci provato con la principessa Elisabetta e Catherine non rimase incinta all'età di 35 anni per poi morire di parto.

Fine.

Ah no, scusate. Thomas dopo la morte di sua moglie viene giustiziato.

 Ma mi avevano detto che potevo andare in pensione!!! Già pensavo di passare più tempo con la mia signora.


Ora fine per davvero.





venerdì 31 ottobre 2014

Catherine Howard. la cugina di Anna Bolena

Caterina Howard era la decima figlia di sua mamma e la sesta di suo padre.
Vi ho confuso le idee anche solo per una frazione di secondo? Bene.
Essendo lei la decima figlia e suo padre uno di ventuno (no, dico, ventuno) fratelli, non si può certo dire che, nonostante il titolo nobiliare, sguazzassero nell'oro. Il padre tirava avanti la famiglia elemosinando soldi dai parenti più ricchi. All'età di sette anni, in seguito alla morte della madre, Caterina andò a vivere dalla Signora Agnes, ovvero sua nonna, nonché nonna dell'ormai defunta Anna Bolena, nella sua residenza del Sussex.
In un tentativo di coerenza con l'ambiguità del nome, la bandiera del Sussex sfoggia su sfondo blu la meraviglia di ben sei uccelli.

Nella dimora del Sussex, la cara nonnina Agnes ospitava diversi fanciulli e fanciulle dell'aristocrazia inglese, occupandosi della loro educazione. Quando la nonnina non guardava -che era spesso, essendo lei impegnata a trovare un modo per ritornare a corte- le ragazze facevano entrare nelle loro stanze i ragazzi, rendendo onore alla bandiera del Sussex. Ah, il patriottismo. In cambio venivano ricompensate con cibo, vino e doni. Ah, la prostituzione sotto mentite spoglie.
Insomma, Caterina ricevette nel Sussex un po' la stessa educazione che Maria Bolena aveva ricevuto in Francia.
 Non so se mi spiego.

Nel 1536, all'età di 13 anni, intrattenne una relazione con l'insegnante di musica.
Nel 1538 divenne l'amante del segretario della nonna, Francis Dereham, con cui decise di sposarsi, finché la nonna non lo scoprì.
L'anno seguente lo zio le trovò impiego come dama di compagnia dell'allora regina Anna di Cléves, con conseguente gioia della nonna che piazzava l'ennesima avvenente nipote nei dintorni del sovrano. Come previsto, considerata la passione di Enrico VIII per le dame di compagnia con meno della metà dei suoi anni, l'operazione di abbordaggio del sovrano fu un successo.
Catherine Howard con la sua aria da faina.

Il 6 gennaio del 1540 sposava Anna di Cléves.
Il 9 luglio del 1540 divorziava da Anna di Cléves.
Il 28 luglio del 1540 sposava Catherine Howard.
 Amore della nonna!

Nel 1541 Catherine cominciava una relazione con Thomas Culpeper, gentiluomo a corte, con l'aiuto di Lady Rochford, vedova dell'ingiustamente defunto George Bolena.
Come se ciò non bastasse decise di nominare suo segretario personale il segretario di sua nonna, nonché precedente amante.
 L'ingenuità della regina viene qui rappresentata nel suo stemma da quel pony bianco con l'aria stordita alla vostra destra.

La sua evidente mancanza di acume e la sua facilità di costumi faceva sì che la nuova regina, esattamente come sua cugina, non fosse molto amata. La servitù e diversi cortigiani cominciarono a mettersi in contatti con lei per ottenere dei favori in cambio del loro silenzio.Le voci arrivarono purtroppo fino all'orecchio del re.
Sa com'è, il palazzo è piccolo, la gente mormora.
Così il re furioso andò dalla signora Agnes con una domanda: “Ma sono tutte così le tue nipoti?”
Ma Agnes, che era sicuramente più furba della nipote, si difese disconoscendola e dicendo che oh, lei c'aveva provato ad allontanarla dalle cattive compagnie ma insomma, era sempre stata una ragazza problematica. Pensi che quando era piccola giocava sempre col cibo e tirava le trecce alle sue compagne.
Ma poi, Catherine chi?

Enrico non ci vide più.
RINCHIUDETELI TUTTI NELLA TORRE DI LONDRA!

Mentre i membri della famiglia di Catherine furono liberati dopo un anno, i due amanti di Catherine furono presi, imprigionati e torturati. Culpeper fu soltanto decapitato, mentre il povero Dereham venne impiccato e poi squartato. Le teste di entrambi furono esposte sul London Bridge per quattro anni, dal 1541 al 1545.
Giusto perché Enrico era un simpaticone.
Catherine nel frattempo fu imprigionata e cadde in una forte depressione.
Durante la prigionia l'arcivescovo Cramer ebbe pietà di lei e per aiutarla le disse: “Non ti preoccupare bambina mia, hai visto che Anna di Cléves si è salvata acconsentendo al divorzio? Appellati alla tua precedente promessa di matrimonio con Dereham, così il re ha una buona scusa per annullare il matrimonio e ti lascia vivere.”
Catherine, con quel suo acume che caratterizzava lei quanto i sassi, disse che assolutamente non c'era stato nessun fidanzamento e soprattutto nessuna consumazione.
“Ma lo sanno tutti.”
“Mentono!”
“Ci sono delle lettere a provarlo!”
“NON SO DI COSA STIATE PARLANDO”
“Per caritàdidddio acconsentite a questo benedetto annullamento del matrimonio e abbiate salva la vita!”

E fu così che al processo Catherine sostenne di essere stata violentata dal povero Dereham, pur in presenza di prove schiaccianti della loro relazione.
...
Quando le fu comunicato che sarebbe stata decapitata chiese che le venisse portato un ceppo per esercitarsi a metterci la testa sopra.
sì, la ragazza HA STUDIATO per la decapitazione.
Fu giustiziata all'alba del 13 febbraio del 1542, assieme alla povera vedova di George Bolena.

Non so voi, ma per me questo è un Darwin Award.