sabato 25 aprile 2015

E. A. Poe: le sfighe e la morte misteriosa



Edgar Allan Poe, che quando era piccolo si chiamava solo Edgar Poe, nasce a Boston nel 1809. Figlio di due attori, il padre abbandonerà la famiglia nel 1810, mentre la madre morirà di tubercolosi l'anno successivo, giusto per stare certi che il bambino non cresca troppo felice.
Per fargli sperare di poter avere un futuro decente però, viene adottato da un ricco mercante (commerciante di grano, tessuti, tabacco, tombe e schiavi: non necessariamente in questo ordine) che nel 1815 lo porterà con sé in Inghilterra, dove frequenterà la scuola fino al 1820.
Già da ragazzino Edgar non mostra una particolare propensione alla normalità: è ossessionato dalla poesia, dalla musica, parla in rima e uno dei suoi principali divertimenti è servirsi continuamente di anafore, che sarebbero quella figura retorica che ogni volta devo andarmi a cercare perché non mi ricordo mai cosa sia. Per quelli che come me hanno lo stesso problema è quando si ripete più volte la stessa cosa per rafforzarne il concetto: Dante ne era un grande fan.
Anche l'educazione da parte del padre adottivo non gioca a favore della sua normalità: Allan infatti (questo il nome del mercante) passa continuamente da un'educazione severissima a una fatta di coccole e regali costosi.

Dopo l'infanzia passata in Inghilterra Edgar decide di tornare in America, dove si iscrive alla Virginia University, in teoria per studiare letteratura antica e moderna ma in pratica per farsi espellere dopo un anno a causa dei debiti di gioco. A questi anni risale il suo grande amore per la mamma di un suo compagno; il giovane Poe si ritrovava infatti negli anni dell'adolescenza ad avere a che fare con un fenomeno molto comune per ogni teenager ormonato: l'attrazione per la MILF di turno.



Qui sopra una ricostruzione storicamente accurata della mamma dell'amico di Poe.

Ma siamo nel 1821, e le MILF durano poco: motivo per cui il grande amore del giovane Edgar muore, e lui affronta il lutto come qualsiasi altro essere umano affronterebbe la cosa: passa le sue notti a piangere disperato sulla tomba di lei, sotto la pioggia (perché nelle notti di Poe piove sempre).
Finalmente si riprende e arriviamo a quel momento comune nella vita di ogni poeta sfigato, ovvero la fase compongo poesie per donne di cui i posteri non sapranno mai nulla oltre al loro nome di battesimo perché non mi hanno mai cagato neanche di striscio, e di conseguenza non hanno lasciato tracce significative nella mia biografia.
Finalmente si innamora di Sarah, la quale ricambia; tutto sembra procedere per il meglio finché il padre di lei non si oppone al matrimonio e Poe reagisce come tutti noi reagiremmo: componendo un poema epico su un conquistatore turco-mongolo del XIV secolo (Tamerlano).
Nel 1826 abbandona il padre adottivo, il quale lo diserederà nel 1834. Nella cacca fino al collo per via dei debiti di gioco, Poe tenta di arruolarsi nell'esercito statunitense all'urlo di “Sono un eroe romantico, voglio essere come lord Byron!”.

Lord Byron tatticamente immerso nelle sue carte: Dai, Edgar, non scherziamo.
A causa di problemi disciplinari Edgar non durerà però molto nell'esercito, facendosi espellere.


Solo perché bevo, dormo fino a tardi, passo le mie notti al cimitero, scrivo poemi epici quando sono triste, parlo in rima, gioco d'azzardo e non voglio mettermi l'uniforme.

Finalmente capisce che forse il ruolo dello scrittore alienato è più nelle sue corde e si mette di impegno, riuscendo a fare della passione una professione. Nel frattempo, nel 1831, muore suo fratello per problemi di salute legati all'alcolismo. Non ci facciamo mancare niente.
Poe però non demorde e decide anche di mettere la testa a posto e si sposa. Di nascosto. Con sua cugina. Che ha 13 anni.
Poi sua moglie/cugina muore di tubercolosi, e ciao: Poe affoga i suoi dispiaceri nell'alcool.
Se vi state chiedendo: “Ma non era già un alcolizzato?” la risposta è “sì”. Insomma, beve ancora di più. Si dice fosse diventato così povero che dovette usare le lenzuola del corredo matrimoniale come sudario per la moglie, ma secondo me conoscendo il tipo, è stata una scelta stilistica.

Lui poverino ci prova anche a trovarsi un'altra donna, e si fidanza con la poetessa Sarah Helen Whitman, ma la cosa non funziona perché la mamma di lei non approva. D'altra parte chi non vorrebbe uno scrittore pieno di debiti e alcolizzato come marito per la propria bambina?


E va beeene, me ne trovo un altro.
Il 3 ottobre del 1849 Edgar viene trovato a Baltimora, delirante; e qui arriva la parte più misteriosa: il maestro dell'horror infatti indossa vestiti non suoi e continua a ripetere il nome Reynolds. E chi diavolo è Reynolds? Nessuno lo sa.

 Chissà.

Pare che le ultime parole di Poe siano state “Signore, aiuta la mia povera anima”. Non si capisce proprio cosa sia successo e non c'è modo di ricostruirlo perché tutti i referti medici sono scomparsi misteriosamente. Qui ci sono due ipotesi.
I complottisti parlano di cooping: ovvero ipotizzano che il povero Poe sia stato preso, drogato e costretto a votare più volte contro la sua volontà, cosa che spiegherebbe perché indossasse vestiti che non erano i suoi (le vittime venivano travestite per poter votare più volte senza destare sospetti).
Le malelingue parlano invece di “congestione cerebrale”, ovvero un modo carino per dire beveva come una spugna, che diavolo vi aspettavate. Insomma: delirium tremens.

In ogni caso se non avete mai letto nulla di Edgar Allan Poe, fatelo. Se non altro per capire tutte le esilaranti vignette che vi posteremo entro breve sulla nostra pagina facebook.
Ora se non vi spiace andiamo a piangere sulla tomba di qualcuno.



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