venerdì 31 ottobre 2014

Catherine Howard. la cugina di Anna Bolena

Caterina Howard era la decima figlia di sua mamma e la sesta di suo padre.
Vi ho confuso le idee anche solo per una frazione di secondo? Bene.
Essendo lei la decima figlia e suo padre uno di ventuno (no, dico, ventuno) fratelli, non si può certo dire che, nonostante il titolo nobiliare, sguazzassero nell'oro. Il padre tirava avanti la famiglia elemosinando soldi dai parenti più ricchi. All'età di sette anni, in seguito alla morte della madre, Caterina andò a vivere dalla Signora Agnes, ovvero sua nonna, nonché nonna dell'ormai defunta Anna Bolena, nella sua residenza del Sussex.
In un tentativo di coerenza con l'ambiguità del nome, la bandiera del Sussex sfoggia su sfondo blu la meraviglia di ben sei uccelli.

Nella dimora del Sussex, la cara nonnina Agnes ospitava diversi fanciulli e fanciulle dell'aristocrazia inglese, occupandosi della loro educazione. Quando la nonnina non guardava -che era spesso, essendo lei impegnata a trovare un modo per ritornare a corte- le ragazze facevano entrare nelle loro stanze i ragazzi, rendendo onore alla bandiera del Sussex. Ah, il patriottismo. In cambio venivano ricompensate con cibo, vino e doni. Ah, la prostituzione sotto mentite spoglie.
Insomma, Caterina ricevette nel Sussex un po' la stessa educazione che Maria Bolena aveva ricevuto in Francia.
 Non so se mi spiego.

Nel 1536, all'età di 13 anni, intrattenne una relazione con l'insegnante di musica.
Nel 1538 divenne l'amante del segretario della nonna, Francis Dereham, con cui decise di sposarsi, finché la nonna non lo scoprì.
L'anno seguente lo zio le trovò impiego come dama di compagnia dell'allora regina Anna di Cléves, con conseguente gioia della nonna che piazzava l'ennesima avvenente nipote nei dintorni del sovrano. Come previsto, considerata la passione di Enrico VIII per le dame di compagnia con meno della metà dei suoi anni, l'operazione di abbordaggio del sovrano fu un successo.
Catherine Howard con la sua aria da faina.

Il 6 gennaio del 1540 sposava Anna di Cléves.
Il 9 luglio del 1540 divorziava da Anna di Cléves.
Il 28 luglio del 1540 sposava Catherine Howard.
 Amore della nonna!

Nel 1541 Catherine cominciava una relazione con Thomas Culpeper, gentiluomo a corte, con l'aiuto di Lady Rochford, vedova dell'ingiustamente defunto George Bolena.
Come se ciò non bastasse decise di nominare suo segretario personale il segretario di sua nonna, nonché precedente amante.
 L'ingenuità della regina viene qui rappresentata nel suo stemma da quel pony bianco con l'aria stordita alla vostra destra.

La sua evidente mancanza di acume e la sua facilità di costumi faceva sì che la nuova regina, esattamente come sua cugina, non fosse molto amata. La servitù e diversi cortigiani cominciarono a mettersi in contatti con lei per ottenere dei favori in cambio del loro silenzio.Le voci arrivarono purtroppo fino all'orecchio del re.
Sa com'è, il palazzo è piccolo, la gente mormora.
Così il re furioso andò dalla signora Agnes con una domanda: “Ma sono tutte così le tue nipoti?”
Ma Agnes, che era sicuramente più furba della nipote, si difese disconoscendola e dicendo che oh, lei c'aveva provato ad allontanarla dalle cattive compagnie ma insomma, era sempre stata una ragazza problematica. Pensi che quando era piccola giocava sempre col cibo e tirava le trecce alle sue compagne.
Ma poi, Catherine chi?

Enrico non ci vide più.
RINCHIUDETELI TUTTI NELLA TORRE DI LONDRA!

Mentre i membri della famiglia di Catherine furono liberati dopo un anno, i due amanti di Catherine furono presi, imprigionati e torturati. Culpeper fu soltanto decapitato, mentre il povero Dereham venne impiccato e poi squartato. Le teste di entrambi furono esposte sul London Bridge per quattro anni, dal 1541 al 1545.
Giusto perché Enrico era un simpaticone.
Catherine nel frattempo fu imprigionata e cadde in una forte depressione.
Durante la prigionia l'arcivescovo Cramer ebbe pietà di lei e per aiutarla le disse: “Non ti preoccupare bambina mia, hai visto che Anna di Cléves si è salvata acconsentendo al divorzio? Appellati alla tua precedente promessa di matrimonio con Dereham, così il re ha una buona scusa per annullare il matrimonio e ti lascia vivere.”
Catherine, con quel suo acume che caratterizzava lei quanto i sassi, disse che assolutamente non c'era stato nessun fidanzamento e soprattutto nessuna consumazione.
“Ma lo sanno tutti.”
“Mentono!”
“Ci sono delle lettere a provarlo!”
“NON SO DI COSA STIATE PARLANDO”
“Per caritàdidddio acconsentite a questo benedetto annullamento del matrimonio e abbiate salva la vita!”

E fu così che al processo Catherine sostenne di essere stata violentata dal povero Dereham, pur in presenza di prove schiaccianti della loro relazione.
...
Quando le fu comunicato che sarebbe stata decapitata chiese che le venisse portato un ceppo per esercitarsi a metterci la testa sopra.
sì, la ragazza HA STUDIATO per la decapitazione.
Fu giustiziata all'alba del 13 febbraio del 1542, assieme alla povera vedova di George Bolena.

Non so voi, ma per me questo è un Darwin Award.


lunedì 27 ottobre 2014

MACheBElcasTellomarcondirondirondello(H)


Macbeth è una tragedia di Shakespeare, apparentemente la più breve, scritta all'incirca nel 1605-08 e sicuramente una delle più conosciute. In breve tratta di reali, complotti, profezie e di gente che si uccide in modo trucido solo per poter diventare re.
Aspetta un attimo... dove l'ho già sentita?

Ah, giusto!

Ma entriamo subito nel vivo della storia: siamo in Scozia e piove che dio la manda da giorni; ci sono lampi, tuoni, fulmini, vento che neanche a Trieste ed ecco che saltano fuori tre streghe. Sì! Tre streghe! Scozzesi! Le quali chiacchierando del più e del meno (in rima, ovviamente) decidono che il loro prossimo incontro avverrà dinnanzi al buon Macbeth. 
Ma chi è costui? 
Considerando che la tragedia ha il suo nome sarà un personaggio rilevante. 
Aaaah Shakerspearino, tu sì che sai come catalizzare l'attenzione del lettore! 

Gilderoy Allock nei panni di Macbeth

Egli è il barone di Glamis, che assieme al suo fido compare Banquo ha appena fatto un culo come una capanna alle forze di Norvegia e Irlanda. Finita la battaglia i due stanno gongolando felici quand'ecco che si palesa il re d'Inghilterra, Duncan, al solo scopo di lodare Macbeth per la sua prodezza in battaglia. 
Bravo ragazzo! *pacche sulla spalla ed altri incitamenti da uomi duri* 
Sìsì, bravo, ora però s'è fatta 'na certa e io andrei. 

Duncan sarà oggi interpretato dal presidente Snow di Hunger Games 

E niente, puff, sparisce dal punto in cui era venuto. 
Cambio di scena
I due rimasti soli tergiversano; parlano della battaglia, del fantacalcio, di tipe, del nuovo gioco dell'xbox, di moto e del tempo: secondo te pioverà? Mah, bho. Sembra stia schiarendo. Eh però non lo so, sai come si dice "cielo a pecorelle...". Ma no, mica 'so pecore quelle... 
E così appaiono le tre streghe di cui sopra; le quali, dopo aver fatto le loro cose da streghe, annunciano a Macbeth delle profezie: UNO diventerai barone di Cawdor, DUE in futuro sarai re, TRE Banquo sarà capostipite di una dinastia di re, QUATTRO non correre con le forbici in mano.
 Inutile dire che le profezie numero due e tre sembrano apparentemente contrastanti, ma al momento non ce ne preoccupiamo, nulla da dire sulla quattro che mi sembra un'ottimo consiglio.
puff, pure loro, spariscono dal punto in cui erano venute lasciando Macbeth e Banquo leggermente interdetti. 
Ma per poco, arriva infatti un messaggero ad annunciare al buon Macby che ta-dà ha appena acquisito il titolo di Barone di Cawdor e che quindi ommioddio la profezia era vera. 
Quindi potrò diventare re! Evviva! Pensa Macbeth, e quel punto decide che sì, le streghe dicevano il vero e da bravo ometto scrive alla moglie per informarla. 
Cambio di scena 
Signora Macbeth è a casa che sferruzza centrini in attesa che il suo amato ritorni, quand'ecco che arriva un messaggero e la donna legge la lettera. Segue monologo trito e ritrito di Lady Macbeth: voto 8, molto bello, ma anche basta! 
Dopo la lettera ecco che arriva anche Macbeth e i due finalmente si ritrovano. 

Ecco i coniugi Macbeth che fanno cose

La notizia che li raggiunge subito dopo è che - ma guarda un po' - Duncan sarà ospite a casa loro quella stessa notte e dunque, pensa Signora M., perchè non approfittare di questo splendido colpo di culo per far secco il re e far avverare la profezia delle streghe?
Eh, bell'idea, pensa Macbeth, e così la notte va in camera del re ed esegue. Pare giusto. Peccato che si prenda male subito dopo e vada a fare il piangino dalla moglie.
Oddiooddioddioddioddioddiochehoffatto dice piagnucolando a Signora M., la quale, dopo avergli fatto una carezzina, va a sistemare la scena del delitto.

Cià, levati che faccio io. 

Al mattino dopo arriva al castello il buon MacDuff il quale ha un pensiero splendido. Sono le otto del mattino, andiamo a dare il buongiorno al re. 
Chiaramente i due ne scoprono il cadavere e Macbeth per non saper nè leggere nè scrivere da la colpa alle guardie fuori dalla camera del re e le secca senza ritegno per fare in modo che non possano reclamare la loro innocenza. 
MacDuff non è tanto convinto, ma se lo tiene per sè. Gli eredi del re, dopo aver annusato l'aria che sapeva vagamente di marcio, decidono che forse è meglio levare le tende e scappano, vengono ovviamente sospettati e Macbeth diventa re.
Evviva. 
Fine. 





Sì, vi piacerebbe. 


Cambio di scena 
Macbeth è re, ma non è contento; l'ultima profezia (quella per cui Banquo sarebbe diventato capostipite di una dinastia di re) un po' lo indispone. Decide quindi di far uccidere Banquo e suo figlio da due sicari. 
Banquo muore, il figlio scappa. 
Macbeth mio, t'ha detto male. 
Essì, perché il novello re a questo punto comincia a dare vagamente di matto. Al banchetto che viene organizzato successivamente Macbeth vede il fantasma di Banquo e la signora sua moglie, visto la piega che stanno prendendo le cose, decide di mandare via tutti. 
Il poverello va quindi ad interrogare ancora le streghe, le quali, essendo donne, danno un responso tutt'altro che chiaro. Ossia che lui rimarrà re perchè non potrà essere ucciso da nessun uomo "nato da una donna".
Ma Macbeth non è assolutamente rasserenato dalla profezia e decide che le cose da fare a questo punto sono poche: ammazzare anche Macduff. 
Manda quindi altri sicari al suo castello, ma lui non c'è, quindi nel dubbio fanno secchi moglie e figlio.

Non si era detto "niente donne e bambini?" 

Signora M. a questo punto comincia a percepire un vago peso sullo stomaco: segue secondo monologo famoso di Lady Macbeth. 
Cambio di scena
MacDuff e Malcom (il figlio di Duncan) decidono di invadere la Scozia, soprattutto quando il primo scopre che la sua famiglia è stata brutalmente assassinata. 
Segue battaglia sanguinosa e probabile suicidio di Sciura M. 
A questo punto ci troviamo al momento clou: Macbeth e MacDuff si sfidano a duello. 
Ma io non posso essere ucciso da nessun uomo nato da una donna, gongola Macbeth, eh, ti piacerebbe, risponde MacDuff. 
Perchè sai, caro mio, io sono stato strappato dal ventre di mia madre prima del tempo, quindi non sono propriamente nato da una donna. Tiè. 


THE END

venerdì 24 ottobre 2014

La quarta moglie di Enrico VIII: Anna (quella furba).

In seguito alla morte di Jane Seymour, come abbiamo detto, Enrico entrò in una forte depressione: per due anni non ne volle sapere di donne. Si occupò solo del suo pargoletto, sviluppando una piccola ossessione che consisteva nel fargli pulire la stanza almeno 3 volte al giorno e non permettere a nessuno che non si fosse lavato prima di toccarlo.
Dopo due anni da vedovo decise però che era ora di trovarsi una nuova signorina da sposare, e così mandò in giro per il mondo i suoi ambasciatori con un ordine chiaro e preciso: “trovatemi una moglie. E che sia topa.”
Fu così che si fece avanti Guglielmo di Clèves, fece fare un bel ritratto alla sorella Anna e lo spedì a Enrico VIII con una letterina che diceva: “Mi hanno detto che stai cercando moglie. Io avrei giusto giusto una sorella minore che a 11 anni è stata promessa a Francesco I di Lorena ma che ora è single.”
E fu così che dopo qualche trattativa la giovane Anna, allora ventitrenne, venne promessa in moglie a Enrico VIII e ne fu resa partecipe solo a cosa fatta.

Nell'immagine Anna cerca di mantenere un contegno mentre pensa: "Enrico VIII? QUELL'ENRICO VIII?"

Fortunatamente alla corte di Clèves erano molto più lontani che altrove dall'emancipazione femminile e così Anna non potè imprecare in altre lingue che il dialetto tedesco dei Paesi Bassi, poiché quella era l'unica che parlava. Venne spedita in Inghilterra a sposare Enrico VIII che ormai, ricordiamo, aveva quasi 50 anni e non era certo uno splendore.
Come l'amata e troppo presto perduta Jane, Anna non era particolarmente civetta né particolarmente colta, dimostrava un certo contegno e aveva un carattere mite. Insomma, per Enrico VIII una donna i cui hobby fossero il taglio e cucito sembrava davvero perfetta.
Arrivò dopo tre mesi di viaggio (TRE MESI), dove dimostrando di non essere colta ma di essere sicuramente sveglia, decise di informarsi su quali fossero gli usi e i costumi della terra di cui sarebbe diventata regina entro breve.
Il primo incontro pare avvenne il 1 gennaio del 1540, quando durante i festeggiamenti per il Capodanno Enrico si introdusse di nascosto nella sua stanza, dove lei lo ignorò.
 Macchevvuole questo, che io sono qui a reggere i miei fiori e giocare con la mia arancia.

E lui reagì un po' come la volpe e l'uva: “BEH TANTO NON LA VOGLIO COMUNQUE”.
Il 6 gennaio si sposarono ma il matrimonio non venne consumato. Da un lato Enrico lamentava il fatto che non fosse assolutamente topa come gli avevano fatto credere con quel ritratto. Dall'altro invece Anna era convinta che il matrimonio venisse consumato ogni notte, quando Enrico le dava il bacino della buonanotte. E solo quello.

“Caro Cioè, sono diventata da poco regina di Inghilterra. Il re mi bacia sulla guancia ogni sera prima di andare a dormire. Sono incinta?”

Il tempo passava ma niente, Enrico VIII proprio non riusciva a consumare questo matrimonio a causa della scarsa avvenenza della povera Anna e così cominciò a sfogarsi altrove, per la precisione con Caterina Howard. Cugina di Anna Bolena. Sì. Io non credo che a questo punto serva ancora commentare.
Fu così che, invaghitosi dell'ennesima dama di compagnia, Enrico VIII decise di divorziare da Anna, attaccandosi al fatto che lei a 11 anni era stata promessa in sposa a Francesco I di Lorena. Il 24 giugno dello stesso anno del matrimonio Anna venne informata dell'annullamento, reagendo con un sospiro di sollievo. Visto che aveva fatto la brava e non aveva rotto le scatole, Enrico decise di ricompensarla dandole le proprietà un tempo appartenenti ai Bolena (di cui ricordiamo, frequentava una cugina di primo grado) e una rendita annua di 4000 sterline. Che ai tempi erano TANTE. Ma TANTE eh.

Dopo il divorzio pare che il rapporto fra i due rimase cordiale, a riprova del fatto che l'amicizia fra uomo e donna può esistere se fra i due non c'è attrazione fisica. Anna non si risposò e visse circondata dalla sua servitù. A me piace immaginarla a bersi mojito sul patìo della sua residenza di campagna seduta su un trono di monete d'oro, ma voi potete immaginarvela come volete.
Anna lasciava la sua residenza di campagna per andare a partecipare alle feste a corte, dove fece particolarmente amicizia proprio con Caterina, la nuova amante del re, con cui danzava tutta notte al posto del sovrano che ormai era troppo vecchio per farlo. * ammicc ammicc *.
Morì a 42 anni -ai tempi un bel traguardo-, lasciando un sacco di soldi alla servitù. 
E come se ciò non bastasse, questa è la sua lapide:
Ma tu guarda! E pensare che sono stata regina solo per sette mesi!

sabato 18 ottobre 2014

Pills: venerdì 13

Da oggi inauguriamo quello che la nostra mascottina Perlaporcella ha voluto chiamare Pills; ossia pilloline di sapere da sgranocchiare a colazione.
Oggi approfitteremo del fatto che ieri era venerdì 17 per spiegare del perchè e del percome questo giorno, unito a venerdì 13, sia considerato un giorno iellato.
Tanto per cominciare la motivazione che forse voi tutti conoscete come la più celebre: venerdì 13 è il giorno in cui un ragazzino con una maschera da hockey armato di motosega fece strage in un campeggio nel 1980...
Okeeey, scherzavo. Mamma mia come siete, nemmeno una battuta si può fare.


Torniamo a noi.
Tanto per cominciare i giorni prediletti alla sfiga sono sostanzialmente due: venerdì 13 e venerdì 17.
Il primo nella tradizione anglosassone, il secondo invece nei paesi di origine latina. Ma veniamo ora alla saggia spiegazione; così d'ora in poi potrete intrattenere i vostri amici alle feste con questo divertente aneddoto facendo pensare loro "e come sta quello che te l'ha chiesto?".
Per venerdì 13 le spiegazioni sono molteplici; tanto per cominciare il 13 è un numero sfigato fin da quanto Gesù si è messo in mente di avere 12 apostoli e non 11. Poi c'è da dire che il venerdì 13 è il giorno in cui (si suppone) sia stato crocifisso Gesù, data che desumo non abbia alcun tipo di riscontro oggettivo considerando che secondo noi è stato crocifisso venerdì 17 e in Spagna, Portogallo e Grecia di martedì 13. Apparentemente ognuno decide la data di crocifissione in base al giorno di sfiga designato; bene!
Allora io da oggi decido che Gesù è stato crocifisso lunedì 22, sappiatelo!
Altra ragione, che tendo a ritenere più attendibile, riguarda il massacro brutale e poco allegro dei templari in tutta la loro gioiosa stirpe. Infatti pare che un venerdì 13 del 1307, Filippo il Bello abbia dato l'ordine di sterminare l'intero ordine dei cavalieri templari per poi impadronirsi delle loro ricchezze.
...che poi vedi, ti dicono che non esistono più, poi uno va a Parigi, si prende un caffè e BOOOM, eccoli che saltano fuori a far cose, i templari...
Ma questa è un'altra lunga storia.
Ma passiamo al venerdì 17.
La prima avvalorata ipotesi riguarda il numero romano latino 17 che si scrive XVII che anagrammato diventa VIXI, ossia ho vissuto, quindi non vivo più, ergo sono morto. Perchè poi uno si debba prendere la briga di anagrammare un numero lo sanno solo loro.
Oppure si può fare riferimento alla Genesi della Bibbia; in essa infatti è indicato il diluvio universale (che come ben sappiamo costrinse Noè a portarsi in giro per mari un piccolo zoo abbandonando - bastardo - i poveri leocorni di cui adesso non possiamo deliziarci esclusivamente a causa sua) che pare ebbe inizio il 17 del secondo mese dell'anno seicentesimo della vita di Noè.
Secondo mese dell'anno seicentesimo della vita di Noè?
Ma che datazione è? Perfino i Maya avevano il calendario!

venerdì 17 ottobre 2014

Mary Mary, quite contrary...


Visto che la mia degna compare Vidi si sta recentemente occupando delle innumerevoli mogli di Enrico VIII, io ho deciso quest'oggi di seguire il filo del gossip inglese e di raccontarvi di quella cara e sventurata donnina che è Maria Stuarda (il cui vero nome è in realtà Mary Stuart, ma a noi italiani ci piace così tanto cambiare i nomi alle cose.).

La topina Maria nasce l'8 dicembre del 1542 sotto il segno del sagittario le cui caratteristiche di segno così recitano: i nati sotto il segno del sagittario sono pieni di fiducia, felici, allegri e molto schietti. Sono compagni fedeli sebbene siano sempre con "la testa fra le nuvole". Hanno una mente molto attiva, ma sono inclini alla distrazione, in quanto mancano di disciplina e non amano concentrarsi su qualcosa troppo a lungo. Credono molto nel futuro, sono generosi e sembra quasi che non temano la povertà. Trovano difficile fare distinzioni fra "mio" e "tuo", ma soltanto perché sentono che ognuno dovrebbe dividere ciò che ha con i propri simili.
Ok. Credo che la storia di Maria Stuarda sia stata riassunta in modo egregio con queste poche parole scritte da chicchessia su un qualsiasi sito internet, ma per i più interessati alle vicende storiche andrò avanti con il racconto.

Dicevamo... la pargoletta è figlia di Giacomo V di Scozia e della sua seconda moglie (la quale per altro era stata proposta qualche anno prima come moglie per Enrico VIII - fiù - ), il novello papà, visto e considerato che sotto il regno di Roberto II di Scozia era stato stabilito che la corona potesse passare solo tra gli eredi maschi, sospettava che con la nascita di Maria la dinastia degli Stuart (no regà, la dinastia degli Stuarda nun se po' sentì) sarebbe andata a perdersi nei meandri dell'oblio, ma quanto accadrà in seguito dimostrerà che non avrebbe potuto pensare fesseria più sbagliata. É infatti il figlio di Maria Stuarda, Giacomo I, che da le origini a coloro che regnano in Inghilterra a tutt'oggi. 
Comunque il buon Roberto II di Scozia aveva anche detto che, qualora non ci fossero eredi maschi, la corona potesse passare anche in mani femminili, e fu così che, esaurito il gene XY della famiglia Stuart, la baby Maria divenne regina BEN sei giorni dopo la di lei nascita. 
Per non farci mancare niente, la piccolina venne anche promessa in sposa ad Edoardo (figlio sempre di LUI, il magnate delle mogli Enrico VIII) quando lei aveva solo sei mesi, la mamma della piccola Maria non la prese troppo bene e decise di nascondersi in un castello mentre si preparava all'incoronazione della pargoletta. 
La quale avvenne il 9 settembre di quello stesso anno e la bimba Maria venne incoronata regina di Scozia quando ancora le sue uniche preoccupazioni erano fare la pappa, la nanna e la cacca. 
Ah, bei tempi Marì! 
Nel periodo in cui la piccola Maria non era ancora in grado di intendere e di volere succedono numerose cose di interesse relativo al nostro fine di gossip che, per non annoiarvi, mi limiterò a citare vagamente:
  • La guerra del brutale corteggiamento (giuro, si chiama davvero così) dove gli scozzesi decidono che no, forse il matrimonio con Edoardo non ci piace così tanto e scelgono di cambiare gli accordi. Enrico VIII che come ben sappiamo non era certo un individuo accomodante e pacifico se la prende un po' ammale e dichiara guerra alla Scozia; 
  • Maria viene mandata in Francia a completare la sua istruzione, ma come abbiamo recentemente imparato, chi altri è stato mandato in Francia a completare la sua istruzione? Ecco... a buon intenditore, poche parole. 
  • A seguito della guerra di cui sopra e del cambio di promesso sposo, il 24 aprile 1558 Maria divenne moglie di Francesco di Francia e solo un anno più tardi, quando il re ferito da una scheggia durante una giostra morì, Maria divenne regina consorte di Francia accanto a quello che noi tutti conosciamo come Francesco II.
Ma torniamo a noi e ai fatti succosi di cui tutti voi LO SO siete ghiotti. Dovete sapere infatti che la giovin Maria viene descritta dalle fonti storiche come piuttosto sgnacchera: un metro e ottanta di fanciulla, capello biondo che con l'età diventa fulvo, intelligente, simpatica, brillante, spiritosa, colta, con profondi occhi nocciola, naso sottile, bocca delicata, collo grazioso e slanciato e scommetto quello che volete che mangiava pure quello che voleva SENZA INGRASSARE. 

Sò brava, sò bbella, sò fotomodella

Le fonti storiche non dicono se avesse o meno la cellulite, ma scommetto che la schifosa non la aveva! 
Quindi, perdonatemi signore, ma anche voi nei panni della cara Elisabetta (figlia di Enrico VIII e Anna Bolena) non avreste amato la vostra bella&brava cugina. 
Questo peggiorato dal fatto che, alla morte nel 1558 di Maria Tudor, secondo la discendenza genealogica sarebbe stata Elisabetta a dover ereditare il trono, poiché Maria era solo seconda nella linea di successione. Tuttavia visto che Enrico VIII aveva fatto di tutto per far sì che la figliuola fosse considerata illegittima, il trono venne reclamato dalla Francia per Maria Stuarda. 
A questo punto, come tutti ben vi aspettate succede un gran casino: Francesco II infatti dice che essendo marito della presunta regina d'Inghilterra vuole essere re pure lui, la Scozia dal canto suo continua a scontrarsi con gli inglesi, la Francia decide di aiutare gli scozzesi etc... 
A tutto questo si aggiungono battaglie e accadimenti turpi, trattati firmati senza eccessiva convinzione, la morte di Francesco II, il tentativo quasi riuscito degli scozzesi di passare dal cattolicesimo al protestantesimo, ed altri fatti mirabolanti di cui non vi sto a raccontare per evitare che questo post diventi una traglia senza senso. 
Vi basti sapere però, che in mezzo a tutto questo marasma, ad un certo punto la cara Maria viene riportata di peso in Scozia con la seguente direttiva chiara, semplice ed esplicita: ora và e metti a posto, guarda che disordine che hai fatto!
Eh già. Peccato che lei, porella, che in Francia aveva imparato un sacco di cose belle e assolutamente futili, non aveva la più pallida idea di come rassettare una situazione politica tanto complicata come quella. 
A peggiorare la situazione ci si misero pure i protestati che la additavano come donnaccia mal vestita. 
Fu così che la tapina Maria decise che forse forse era il caso di far pace con Elisabetta, e spedito un ambasciatore a fare mignolino-mignoletto con la cugina, questa assicurò che, tra tutti i possibili eredi, Maria era di sicuro la sua preferita...

Non sono cattiva, è che mi dipingono così! 

CREDICI! 

A questo punto cruciale della vicenda voi vi starete domandando: come può la cara Maria peggiorare ulteriormente la situazione demmerda in cui si è appena infilata fino ai gomiti? 
Detto fatto!
Sposando Enrico Stuart e facendo infuriare Elisabetta, la quale riteneva che si sarebbe dovuto chiedere il suo permesso. Inoltre i due erano entrambi pretendenti al trono e in qualche modo più legittimi di lei (perchè ricordiamo, lei aveva ancora sul groppone tutta quella disdicevole situazione tra mammina Anna Bolena e papino Enrichetto VIII), MA il fato, cara Elisabettina, è sicuramente dalla tua parte. 
Essì, perchè se già Maria Stuarda non era amata dagli scozzesi per svariate ragioni, ci mise pure del suo a peggiorare la situazione.
La poveretta infatti, nel tentativo di recuperare della credibilità, dopo essere stata rapita, violentata e rinchiusa da quello che poi divenne il suo terzo marito, una volta fuggita decise di prendere le armi e con un piccolo esercito diede battaglia per recuperare credito presso gli scozzesi. 
Inutile dire che fece una figura barbina e fu costretta a scappare e a nascondersi in Inghilterra dove la cugina Elisabetta si stava già fregando le mani. 
Perchè nonostante le avesse detto qualcosa del tipo: ma ceeeeerto che ti aiuto topolina! Se non ci si aiuta tra cuginette del cuore, eh, eh, ehhhhh! appena Maria mise piede su suolo inglese venne acchiappata e sbattuta nel castello di Bolton (che nulla ha a che vedere con Game of thrones, lo so che ci avete pensato, vecchi bricconi!). 

Al seguito di questo fatto qualcuno tentò di far scappare Maria, il piano era perfetto, pronto a partire, la regina legittima sarebbe scappata e avrebbe così ottenuto la corona che le spettava. 

Sì! Certo! 

La fortuna infatti non ne voleva sapere minimamente di dare una mano e, scoperta la congiura, i partecipanti vennero acchiappati, torturati, processati sommariamente ed uccisi nei peggio modi (no, ho già detto che Game of  thrones non c'entra niente e non fatemelo ripetere!).
Ormai la piccola Maria aveva poco da ridere; processata e condannata a morte per alto tradimento, si difese però con dignità e sostenne fino all'ultimo di essere una "regina consacrata da Dio" e quindi immune alle leggi d'Inghilterra. 
Contenta lei... 
Aggiunse inoltre di essersi sentita come Gesù Cristo davanti ai farisei e alla fine del processo pare che disse ai giudici: miei signori e gentiluomini, io pongo la mia causa nelle mani di Dio. 
Oh beh. 
Elisabetta in effetti si fece un po' prendere male da questa che suonava un po' come una minaccia, ma dopo un mese di tentennamenti decise (da degna figlia di Enrico VIII) che la maledetta doveva morire, consacrata o meno che fosse, avrebbe voluto la sua dannata testa su una picca! 
Ok, ora la smetto! 
Anche perchè, tutto sommato, a Ned Stark è andata un tantino meglio; considerando che a Maria Stuarda pare ci vollero ben DUE colpi di scure per staccare quella santa testolina. 
Karma is a bitch!

giovedì 16 ottobre 2014

Jane Seymour, la moglie noiosa di Enrico VIII.

Jane Seymour, terza moglie di Enrico VIII, non era certo la figlia della serva. La nostra cara Jane veniva da una delle famiglie più antiche e nobili di Inghilterra e discendeva da Edoardo III.
Altro che la Bolena, che discendeva SOLO da Edoardo I.
Senti Anna, spostati, che la discendenza da Edoardo I non va più di moda dal 1400.

Ve la ricordate la faccenda del valore matrimoniale di cui abbiamo parlato per Caterina d'Aragona? Ecco, diciamo che di valore matrimoniale Jane Seymour ne aveva a pacchi.
Eppure di proposte di matrimonio proprio non ne arrivavano. A 28 anni era ancora single e passava le giornate a rammendare le calze delle regine. Il fatto che le fonti la descrivano come “donna di buon carattere” porta a supporre che la motivazione del suo nubilato a un'età considerata piuttosto avanzata per i tempi (HO DETTO PER I TEMPI, OK?) possa essere perché la povera Jane, in fondo, non fosse tutto questo splendore di ragazza.
Quando chiesero all'ambasciatore imperiale come fosse Jane Seymour, rispose così:
“Ha la pelle bianchissima”.
Ok, e quindi?
“ha due gambe e due braccia.”
E' simpatica almeno?
“Sa cucire molto bene.”
Ok Eustace, abbiamo capito l'antifona.

Ma quindi, com'è possibile che un uomo come Enrico VIII, che poteva avere le donne più belle del regno, decise di correre dietro a Jane Seymour, che non brillava né per bellezza né per carattere?
Fu probabilmente proprio il suo carattere, così mite e accondiscendente, a far sperare ad Enrico che potesse starsene in santa pace e lontano da donne della dignità di Caterina o del carisma e della furbizia della Bolena. Insomma, finalmente una signorina per bene. In più Jane proveniva da una famiglia numerosa, e questo faceva ben sperare che portasse con sé una certa propensione fisica a sfornare una marea di figli maschi.
Come abbiamo detto nel precedente post, il matrimonio fra la ventottenne Jane e l'ultraquarantenne Enrico si celebrò il giorno dopo la morte della Bolena, il 20 maggio del 1536.
Come regina scelse come motto “paga di ubbidire e servire”, contro il ben più individualista “la più felice” della precedente regina.
L'anno successivo Jane rimase incinta, e il 12 ottobre partorì il cucciolo imperiale: finalmente, un maschio! Lo chiameremo Edoardo. Come Edoardo III. Non come Edoardo I. Sia chiaro.

Tutto andava per il meglio: la regina era amata dal re e dal popolo, il re era amato dalla regina, finalmente era nato il pargolo reale, e tutti vissero felici e contenti?
'Nsomma: pochi giorni dopo la nascita di Edoardo, Jane muore di setticemia.

Il povero Enrico, che per una volta sembrava aver trovato la pace, ne uscì distrutto, e pare che la pesante depressione in cui entrò in seguito alla morte della sua amata l'abbia portato a diventare l'adorabile re che tutti noi conosciamo.
Oddio, a me non sembrava particolarmente simpatico neanche quando cacciava Caterina dal trono e decapitava la Bolena per poi bruciarne tutti i ritratti e buttarla nella fossa comune, ma posso anche sbagliarmi.

Insomma, possiamo tranquillamente dire che Jane Seymour, con il suo carattere mite e la sua breve vita, non è che fosse particolarmente interessante. Tant'è vero che se googlate il suo nome il primo risultato non è la Jane Seymour di Enrico VIII ma lei.
La signora del West.

 “Ah! Io ho recitato in una puntata di How I met your mother! E tu? Ah-A!”

martedì 14 ottobre 2014

Anna Bolena: fai perdere la testa al re e lui ricambierà.

Ed eccoci arrivati alla seconda moglie di Enrico VIII: Anna Bolena, una donna così bella che il re, pur di sposarla, si fece scomunicare.
Una donna così bella che riuscì a saltare la fila chilometrica in cui stavano le innumerevoli amanti del re e sedersi direttamente sul trono.
Eccola: 
Il ritratto qui sopra è una copia, l'originale è orapurtroppoandatoperduto.


Sì beh, insomma. Diciamo che era simpatica, un tipo.
Anna Bolena era, in ogni caso, quella per bene delle due sorella Bolena (Anna e Maria). Entrambe vennero spedite a lavorare come dame di compagnia in Francia, alla corte di Francesco I, dove Maria divenne quella che il sovrano francese chiamava, con una certa nostalgia nella voce, a vent'anni di distanza, “la puledra inglese”, o il ben più elegante “grande e vergognosa prostituta”.

 
 Francesco I con aria sorniona: “Non dico altro perché sono un signore”.

Così, mentre Maria passava il suo tempo con i baldi giovini della corte francese, Anna imparava a vestirsi, imparava la storia dell'arte, la letteratura, la musica, la filosofia, la danza.
Intanto la sorella continuava a “fare conquiste”.

Una volta tornate in Inghilterra Maria sposò William Carey e gli sposi ebbero dimora a corte, dove dopo qualche anno la ragazzaccia delle due sorelle Bolena diventò l'amante del re.
Nel frattempo Anna era diventata la dama di corte di Caterina d'Aragona, la prima moglie di Enrico VIII.
Il 4 marzo del 1522 Anna fece il suo debutto a corte ad un ballo mascherato, nei panni della Perseveranza. Pare che, nonostante fosse la meno bella delle due sorelle Bolena, Anna ricevette diversi corteggiamenti durante il ballo. Tralasciamo tutta la serie di amanti e non amanti avuti dalla Bolena perché è davvero troppo anche per noi, e arriviamo subito al più illustre di loro: Enrico VIII cominciò a corteggiarla in modo spietato e, colpo di scena, venne continuamente rifiutato. La cara Anna, che al contrario della sorella Maria era una tipa tosta che aveva passato il suo soggiorno in Francia ad istruirsi invece che passare da un letto all'altro, capì che ad ogni suo rifiuto il re si incaponiva ancora di più.
Per SETTE ANNI (sette) (no, dico: SETTE) la Bolena si rifiutò di concedersi al re e per SETTE ANNI (no, davvero, SETTE) il re continuò a tentarci, finché la nostra cara Anna non diede l'ultimatum: “abbello, o mi sposi o col cavolo che te la do!”


 “Sarà meglio che ne valga la pena”.

Enrico chiese quindi l'annullamento del matrimonio con Caterina al papa, ma siamo nel 1527 e il papa (cambiato di nuovo nel frattempo, ora è Clemente VII) è un po' occupato con quella cosa chiamata “c'è appena stato il sacco di Roma e io sono giusto un filo prigioniero di Carlo V”.

 “Risponde la segreteria telefonica di papa Clemente VII: il papa è al momento prigioniero di Carlo V e non ce ne ha per le palle di ascoltare le tue fregnacce sull'Anna Bolena che non te la vuole dare senza fede al dito”. Non si può stare tranquilli neanche quando si è prigionieri.

Ma Enrico non mollò e raggiunse il papa in Spagna per chiedergli di nuovo: “non è che mi faresti divorziare da Caterina? Voglio dire, hai visto com'è ingrassata? Non mi sembra mica giusto che me la si offre topa e questa nel giro di 10 anni mette su 30 chili. Scusa eh, ma quando ce vo ce vo”.
Il papa decise di no. Fatto sta che alla fine Enrico decide che questi sette anni (no, ma sul serio, sette!) in cui la Bolena gliela fa vedere ma non toccare sono veramente troppi: comincia a concederle una stanza vicino alla sua. Poi caccia Caterina e le dà proprio la sua stanza. Il papa intanto sbraita: “cosa diavolo state facendo, allontanate la Bolena dalla corte inglese, non vedo nessun anello al suo dito!”
Nel frattempo la cara Anna era diventata la persona più potente a corte e tenendo il re al guinzaglio un bel giorno gli disse: “Enri, dolcezza, hai sentito di quei riformisti religiosi che pensano che una sola persona non possa governare da sola un'intera Chiesa? Cioè insomma, ma chi si crede di essere questo Clemente VII? Sai cosa ho sempre sognato sin da bambina? Una Chiesa TUTTA MIA!”
Sette anni di attesa possono rimbambire il più saggio degli uomini, e fu così che Enrico VIII acconsentì.

 “Sì ma comunque io il matrimonio precedente non l'ho mica annullato!”

Caterina cercò di appellarsi a Roma per avere giustizia, ma Enrico aveva già messo le mani avanti: “Ah, non te l'ho detto? Giusto l'altro giorno ho deciso di fare e approvare una legge per cui le questioni inglesi possono essere risolte solo da tribunali inglesi. Sai...i MIEI tribunali.”
A Caterina non rimase che andarsene.
Finalmente, dopo sette anni (SETTE) di corteggiamento, Enrico poteva tentare di ottenere il tanto agognato erede maschio. Anna era incinta, era stata incoronata (il popolo la odiava, ma dettagli), il papa non poteva più rompere le scatole, gli oppositori erano stati giustiziati: tutto andava per il meglio. Così, finalmente, il 7 settembre del 1533, nel palazzo di Greenwich, nacque il nuovo bebè reale.
“Vostra maestà, evviva: è una FEMMINA!”
ENNOEH!!


Ma il matrimonio proseguiva: Anna litigava con Enrico per via dei continui tradimenti, Enrico non sopportava certe caratteristiche di Anna, come quella di essere un po' troppo furba e intelligente per essere una donna. Lei, nel frattempo, alla faccia di tutti, faceva cucire ovunque il suo motto: “la più felice”.
Dopo la piccola Elisabetta, Anna rimase incinta altre tre volte, e per tre volte abortì.
Fu così che Enrico VIII contattò i suoi uomini più fidati con una domanda: “Maaaa...tipo. Se io volessi separarmi da Anna, mi ritroverei costretto a tornare con Caterina?”
Il 7 gennaio del 1536 Caterina morì, non si sa bene se perché malata o perché avvelenata, e fu così che per Enrico ormai la volontà di volersi liberare di Anna era una certezza: come mi libero di questa?

Alla fine optò per un'accusa di alto tradimento, così prese lei e una manciata di uomini che non gli andavano genio e la accusò di averlo tradito con TUTTI loro, fra cui c'era anche suo fratello, il povero George Bolena a cui poco prima era anche stato negato il titolo di cavaliere dell'ordine della giarrettiera*.
Vennero tutti giustiziati e lei accusata adulterio, incesto, stregoneria e di aver complottato assieme alle sue decine di amanti contro il re. Tecnicamente la pena per questo genere di accuse era il rogo, ma il re si sentì magnanimo e la fece solo decapitare. Speravo di potervi dire che Maria, quella scema e facile, fa una brutta fine mentre la sorella scaltra e colta si salva, ma insomma, niente. Mi spiace.
Anna morì il 19 maggio del 1536.
Il 20 maggio del 1536 Enrico VIII sposa la sua terza moglie: Jane Seymour.


*Il NOBILISSSSSIMO Ordine della Giarrettiera è l'ordine cavalleresco inglese più elevato. Il suo motto è: “Sia vituperato chiunque ne pensi male”.


 No no, per carità. E chi pensa male.

domenica 5 ottobre 2014

Medea, ovvero Beatrix Kiddo secondo Euripide

Quest'oggi, miei prodi amici e compagni di avventure, vi narrerò di una delle donne che voi studenti di liceo  classico sicuramente avete sentito nominare una quantità di volte tale da farvi venire la nausea. 
Medea! 
Colei che più di tutte ci dimostra che cosa una donna in premestruo possa fare.
Medea è uno dei drammoni greci per eccellenza, uno dei più famosi sicuramente, e quello di cui tre quarti delle persone che lo citano conoscono solo il finale. 
Del quale, per il restante quarto delle persone, non farò alcuno spoiler.
Ma la tragedia è ben più complessa, indipercui faremo una breve introduzione storica a riguardo. 
Siamo nel 431 a.C., quando ancora windows 7 non esisteva e le persone non indossavano le Hogan (ah, bei tempi), e il buon Euripide presenta Medea, assieme ad altre due tragedie orapurtroppoandateperdute alla gara delle tragedie di Atene, altrimenti detta Grandi Dionisie. 
Euripide è l'ultimo – cronologicamente ultimo – dei tre grandi tragici greci; dai che la sapete anche voi “Eschilo, Eschilo che qui si Sofocle ma attenzione che le scale sono Euripide”. 
A lui, oltre che l'introduzione del terzo attore ( sì avete capito bene. Tre attori. E BASTA! 
Ciao Melissa Satta, ciao Scamarcio, ciao Fabio Volo, la tragedia greca non vi vuole ), dobbiamo un maggiore interesse per i sentimenti dei suoi personaggi (bello il mio romanticone! Cit.), una tragedia più variegata nelle sue sfumature, un intenso ed agguerrito utilizzo del deus ex machina e il cosiddetto sgretolamento del concetto di eroe tragico (in effetti Edipo aveva anche scassato i tre quarti...) che porta così alla ribalta personaggi come Andromaca, Fedra e la nostra beniamina, amante fedele e mamma affettuosa, Medea. 

Medea non è altri che la figlia di Eete, sovrano della Colchide, che si imbatte nel bel Giasone quando costui si sta dibattendo per mari e monti alla ricerca del Vello d'oro (una specie di copertina di pelle sbrilluccicosa in grado di curare le ferite). 
La cara Medea aveva tante doti affascinanti; era bella, interessante, intelligente, sapeva un sacco di barzellette sui carabinieri, era anche un po' strega (no, non antipatica! Con i poteri maGGici! ) però era un po' ingenua; infatti si innamora a prima vista del bel Giasone e decide di aiutarlo a fuggire con la copertina sbrilluccicosa, anche se per farlo si vede costretta ad uccidere il suo stesso fratello per poi fuggire assieme al suo nuovo, fascinoso e, come scopriremo a tempo debito, assai ingrato nuovo spasimante. 
I due così si allontanano assieme a bordo della nave Argo e la cara Medea, pur di soddisfare la brama di Giasone si vede costretta a sfruttare le sue arti magiche per consentire all'amato di ottenere il tanto desiderato trono che gli era stato a suo tempo promesso dallo zio Pelia. 
Raggira quindi le figlie del re (lo zio di cui sopra) e le convince a ringiovanire il padre in un modo pratico e tutt'altro che invasivo: facendolo a pezzi e bollendolo. E c'è chi dice che il lifting è doloroso. 
Il figlio di Pelia che a differenza delle sorelle si accorge del misfatto,  decide così di cacciare i due fidanzatini e di bandirli costringendoli a rifugiarsi a Corinto dove i due, per non saper né leggere né scrivere, convolano a giuste nozze. 
Ed è qui che il buon Euripide comincia a raccontarci il tutt'altro che lieto seguito della vita coniugale di Medea. 
Sono passati ormai dieci anni, la coppia ha avuto due splendidi pargoletti e vive abbastanza felicemente nella ridente cittadina di Corinto; quand'ecco che Creonte, re di Corinto, decide che com'è come non è sarebbe carino dare in sposa la sua splendida figlia Glauce al bel Giasone per fa sì che egli diventi il suo successore sul trono. 
Giasone così ci pensa per svariati secondi e decide che sì, questo matrimonio s'ha da fare! 
Si reca quindi a dirlo a Medea la quale, come dire, non la prende proprio benissimo. 
La piccina infatti si dispera. 
Ma come? Mi ripudi? E io cheffaccio? Mi hanno cacciato dalla mia casa, ho massacrato persone per te, ho ucciso mio fratello, i miei pesci rossi e il gatto dei vicini, dove andrò? Che farò? Che ne sarà di me?

Medea si dispera facendo cose maGGiche. E non si dica che le donne non sanno fare più cose in contemporanea. 

Ma lui niente, impassibile ed insensibile come il peggiore degli uomini egocentrici e palestrati le dice che no, casa mia, regole mie, e và anche a pulire in terra che il cane ha vomitato. 
Medea a quel punto si trova in una situazione che tutte le donne lasciate in malo modo tendono ad attraversare, ossia: mi metto davanti alla tv con una scatola di gelato da mezzo chilo e guardo film tristi per piangere tutte le mie lacrime fino a prosciugarmi, oppure medito una tremenda vendetta a sangue freddo che provochi vittime e disperazione in coloro che mi hanno fatto soffrire? 
Non essendoci ancora la tv né il gelato confezionato la cara Medea verte sulla seconda ipotesi. 
Vendetta!
Per prima cosa parla con Egeo, re di Atene, chiedendogli se percaaaso lui sarebbe disposto ad ospitarla nella sua città. Lui le dice che non c'è problema e quindi Medea mette in atto il suo piano malvagio. 
Per prima cosa si finge rassegnata all'idea di essere ripudiata dal marito e manda una splendida veste alla futura sposina, la quale la indossa subito trepidante ed emozionata. La poverina però non sa che la veste in questione è intrisa di veleno e subito dopo averla indossata si trova in preda a dolori strazianti che la porteranno, di lì a qualche minuto, al suo inevitabile decesso. Il padre, Creonte, corso in aiuto alla figlia, tocca a sua volta il mantello e, manco a dirlo, muore anche lui in preda ai peggio dolori. 
Ma per farla pagare a Giasone, Medea raggiunge l'apice della sua crudele ed atroce vendetta, sceglie infatti di uccidere i suoi stessi figli, per fa sì che egli non abbia discendenza e poi fugge su un carro trainato da draghi alati verso Atene, lasciando Giasone con un palmo di naso, solo e senza figli, con l'idea che forse Marco Ferradini non aveva capito una fava.

The (happy) end.

giovedì 2 ottobre 2014

Enrico VIII: ogni cinque mogli una in omaggio.

Il primo post lo dedichiamo a Enrico VIII d'Inghilterra, la cui storia si presta particolarmente al nostro blog in quanto è degna di Beautiful.
Ah, Enrico VIII, un uomo che la televisione ha cercato di farvi immaginare così:

Ma che in realtà era più una cosa così:
La parte di Enrico VIII sarà oggi interpretata da Giuliano Ferrara

È giusto che si sappia.
Enrico VIII Tudor, dicevamo, nasce il 28 giugno del 1491 a Greenwich, dove forse il meridiano gli era caduto in testa, visto quello che poi andrà a combinare una volta cresciuto.
Enrico aveva 5 fratelli, di cui solo in tre sopravvissero (forse per gli altri due il meridiano fu fatale, ma in assenza di documentazione coeva e attendibile potrebbero essere solo dicerie). Il primogenito, il povero Arturo, legittimo erede al trono ed evidentemente non particolarmente avvenente

muore poco aver sposato Caterina d'Aragona.
Le fonti la descrivono come “piuttosto topa”


Prima di tutto c'è da sottolineare che crescere nel Galles a quei tempi (viene descritto dalle fonti coeve come un luogo barbaro e ostile) non doveva essere proprio il massimo della vita, soprattutto se sei circondato da gente che si chiama tipo Gruffyddap Rhys ap Thomas. Fu deciso quando aveva appena due anni che una volta cresciuto avrebbe dovuto sposare Caterina d'Aragona, principessa spagnola che allora aveva tre anni. Il piccolo Arturo a malapena sapeva parlare, e in famiglia già cresceva l'aspettativa per un erede maschio, la cui madre sarebbe dovuta essere una donna che dal suo punto di vista in quel momento aveva quasi il doppio dei suoi anni (lei tre, lui due). Quando dopo anni di corrispondenza epistolare (probabilmente però erano i precettori a scriversi, fingendosi l'una e l'altro) finalmente si incontrano, ormai adolescenti, si rendono conto di non essere in grado di comunicare perché hanno imparato pronunce diverse del latino.
Come se questo non bastasse il poveretto muore pochi mesi dopo il matrimonio. Mettiamo da parte il sentimento di pena provato nei confronti di questo giovane uomo, e poniamoci quella che anche ai tempi fu la questione fondamentale: ma questi due, prima della morte del povero Arturo, avevano consumato o no?
Caterina, donna di una fede religiosa così profonda dallo sfiorare l'ossessione, giurava che no, non aveva mai ceduto il suo preziosissimo fiore al marito recentemente defunto. Arturo, dal canto suo, pare se ne andasse in giro per il Galles dicendo frasi di una certa eleganza, come “Stanotte son stato nel bel mezzo della Spagna”. Un problema di un intero stato riassunto in uno dei grandi problemi della storia dell'uomo: donne che negano di aver fatto cose di cui gli uomini si vantano.
Inizialmente venne data per buona la versione di Caterina, poiché in questo modo poté essere data in sposa al fratello minore di Arturo, Enrico VIII.
Enrico VIII nella sua posa di vittoria. Questa volta Enrico VIII verrà interpretato da se stesso.

Quando si dice dalla padella alla brace. E poi grazie mille che questa passava le giornate a pregare.

Il matrimonio con Arturo si celebrò nel 1501, quello con Enrico VIII, nel 1509. Vi state chiedendo cosa fece in quegli anni la povera Caterina? Fu tenuta praticamente prigioniera a Londra, in gravi ristrettezze economiche. Come se la cosa non fosse già abbastanza umiliante, nel frattempo morì sua madre, cambiando tutte le carte in tavola su questioni di corone ed eredità e portando così il valore matrimoniale di Caterina ad abbassarsi.
Sì, avete letto bene: valore matrimoniale.
Per mantenere se stessa e le dame di compagnia Caterina diventò ambasciatore spagnolo in Inghilterra. Ci troviamo qui davanti a due primati: il primo riguarda il fatto che lei fu la prima ambasciatrice donna della storia, il secondo è che è stato uno dei rarissimi casi in cui la morte di una suocera è effettivamente una pessima notizia per lo sposo.

Pur in mancanza dell'illustre suocera, il 23 giugno del 1509, la ventitrenne Caterina sposa il quasi diciottenne Enrico VIII, fra il giubilo generale, i banchetti e la nomina di nuovi Cavalieri Del Molto Onorevole Ordine del Bagno (nome originale: The Most Honourable Military Order of the Bath).
Sembra che questo fosse un articolo da regalo particolarmente in voga negli anni '10 del '500.

Tutto è bene quel che finisce bene?
Temo di no, perché siamo solo alla prima delle sei mogli di Enrico VIII.

Finalmente Caterina arrivò alla conclusione che a 23 anni, al suo secondo matrimonio, forse era il caso di abbandonare il personaggio della pura fanciulla di bianco vestita, e decise finalmente di cedere il suo fiore al secondo marito. Purtroppo però, nonostante i ripetuti tentativi di dare alla luce un erede maschio, perse diversi bambini e su sei volte che rimase incinta, solo una volta riuscì a far nascere un neonato sano: la piccola Maria*, nel 1516. Enrico però non poteva certo dirsi contento, poiché gli anni passavano e dell'erede maschio tanto sperato neanche l'ombra. E così, nel momento in cui diventò evidente che Caterina non avrebbe potuto dare altri figli al sovrano, il sovrano cominciò a guardarsi altrove. Non che la faccenda dei figli sia stato l'unico motivo dell'infedeltà del re, dato che già durante gli anni precedenti aveva avuto due amanti: Elizabeth Blount e Maria Bolena. Non contento, decise di incasinare ancora di più la sua situazione sentimentale corteggiando Anna Bolena, sorella della sua precedente amante.
Non ci facciamo mancare niente, insomma.

Ma come fare per sposare Anna Bolena con Caterina ancora viva e vegeta, per quanto ingrassata, invecchiata e in menopausa? Enrico cercò inizialmente di convincere la seconda a ritirarsi a vita monastica, vista la sua incrollabile fede. Consiglio a cui pare che rispose: "Dio non mi chiamò mai per il monastero, io sono la vera e legittima moglie del re".

“Ma fatti tu suora, stronzo.”

Enrico VIII, con la sua profonda conoscenza della natura femminile, sapeva benissimo che Caterina avrebbe potuto staccargli un braccio se solo avesse provato ad eliminarla fisicamente, così decise che il loro matrimonio doveva essere sciolto in quanto maledetto, poiché la consorte avrebbe in realtà precedentemente consumato il matrimonio col fratello Arturo.
Era dai tempi della Madonna che la questione della verginità di una donna non si faceva così complicata.
Visto che nel XVI secolo il modo di dire “una volta ogni morte di papa” non si applicava, il papa era già cambiato, e a quello nuovo (Paolo III) si dovette spiegare tutta la faccenda del matrimonio (approvata ai tempi da Giulio II) chiedendone l'annullamento.

Per essere conosciuto come il “papa guerriero” Giulio II si mostra qui con la sua migliore espressione da chemmetoccafa'percampare.

Papa Paolo III, che proprio in quel periodo era troppo impegnato ad avere visioni sul Concilio di Trento, gli rispose che non se ne parlava.

Paolo III tutto preso a farsi distrarre dalle sue visioni

Fu allora che Enrico VIII decise di fare la cosa più sensata che possa saltare in testa a un uomo sano di mente che voglia divorziare dalla moglie invecchiata per mettersi con una sua dama di compagnia di 17 anni più giovane di lui: creò una nuova Chiesa*.
Così, il 25 gennaio del 1533, sposò Anna Bolena.

Certo però, sai che non finirai troppo bene se in antropologia forense dai il nome ad un tipo di decapitazione.




*La piccola Maria, che vide cacciare dal trono la propria madre da un padre che un bel giorno decise che non erano più cattolici solo per poter divorziare, non la prenderà bene.
Una volta cresciuta e salita al trono sarà conosciuta con il nome di Bloody Mary, poiché fece uccidere centinaia di protestanti nel tentativo di riportare il cattolicesimo in Inghilterra.


Qualcuno ha detto “Daddy issues”?