giovedì 22 gennaio 2015

Isaac Newton, le meridiane, la mela e gli aghi negli occhi.

Il piccolo Isaac nasce il giorno di Natale dell'anno 1642. Suo padre Isaac era un allevatore che si contraddistingueva dagli altri allevatori per la fantasia con cui scelse il nome del figlio. Sfortunatamente però il piccolo Newton non conobbe mai il suo fantasioso papà, poiché morì tre mesi prima della sua nascita. Il bambino nacque in realtà prematuro, ed era così piccolo che sua mamma disse che poteva infilarlo in una tazza, anche se non sappiamo come le sia venuto in mente di provarci. Quando raggiunse i tre anni sua mamma si risposò, andando a vivere col nuovo marito e affidando Isaac alle cure dei nonni.

Isaac non la prese bene e qualche anno più tardi reagì minacciando di bruciare la casa della madre e del patrigno.
Con loro dentro.
Amore di mamma.

Isaac non dovette sopportare il padrino troppo a lungo però, poiché morì anche lui quando il nostro aveva 10 anni, lasciandogli un'eredità mica male con cui poté pagarsi l'istruzione alla King's School. In quegli anni cominciò una relazione sentimentale con la figliastra del padrone di casa, relazione che finì presto, probabilmente perché a Newton piaceva di più guardare meridiane e costruire modellini di mulini funzionanti. In seguito non riuscì più a rimorchiare, poiché utilizzava sempre la solita frase da rimorchio di scarso successo: vuoi vedere la mia collezione di meridiane?
Nel 1658 però la voce della mamma lo chiamò all'ordine:

ISAAAAAC!! SMETTILA DI GIOCARE CON LE MERIDIANE E VIENI AD AIUTARMI COI CAMPI, CHE QUEGLI STRONZI DEI TUOI PADRI SONO MORTI PUR DI NON AIUTARMI.

Isaac, più furbo nel trattare sua madre che nel trattare le altre donne, usò la tecnica più vecchia del mondo:

Ma ma'! Non sono capace!!

Fece così schifo a coltivare i campi che sua madre, rassegnata, cominciò a chiedersi cosa potesse farsene di quel figlio così imbranato. Fortunatamente il preside della scuola le disse: “Signora, guardi, non vorrei essere invadente, ma come dire...ho un po' l'impressione che Isaac Newton sia un filo sprecato come contadino.”
Nel 1661 allora tornò a studiare, e venne mandato al Trinity College, dove si studiava Aristotele.

 "Aristotele? Ma fa così 1650! Io voglio studiare Cartesio!"

Quattro anni dopo però il college venne chiuso per peste, e Isaac decise quindi di isolarsi dal mondo e dedicarsi ai suoi studi: scoprì così le identità di Newton e il metodo di Newton.

 Toh! Si chiamano come me!

Negli stessi anni cominciò a sviluppare il calcolo infinitesimale, in modo indipendente dalle ricerche di Leibniz. Quando Leibniz disse: “ho sviluppato il calcolo infinitesimale!”, qualcuno disse: “Ma Newton l'ha fatto prima di te!” “Ma non l'ha pubblicato!” “Newton! Perché non l'hai pubblicato se l'hai studiato?!” “Mi vergognavo! Avevo paura che mi avreste preso in giro.” “Ma sei matto? Sei un genio!”
E fu così che Newton si fece arrogante e cominciò l'eterna battaglia fra i due per decidere chi l'avesse sviluppato prima.
Leibniz: “Sono stato io!”
Newton: “No! Io!”
Leibniz: “No! Io!”
Newton: “No! IO!”
E così via fino a quando Leibniz non morì e Newton esclamò: “Ah-A! HO VINTO!”

"Sarà, ma la mia parrucca è più bella."

A sottolineare la grande maturità con cui Newton affrontava i dibattiti, quando pubblicò i suoi studi sull'ottica e Robert Hooke glieli criticò, Newton decise di ritirarsi dal dibattito e odiarlo dal suo angolino, scrivendogli però in una lettera: “Se ho visto più lontano è stato perché stavo sulle spalle dei giganti....maledetto nano che non sei altro.”
Sembra che Robert Hooke fosse piuttosto basso.

Una volta, il giovane Newton, ipotizzando che il colore derivasse dalla pressione sull'occhio, decise di infilarsi un ago in un occhio per poter picchiettare sul retro, notando: “WOW, vedo dei cerchi bianchi e neri, che sballo!”.

Ma arriviamo al 1666, l'anno della faccenda della mela. Il nostro Isaac se ne stava tranquillo e felice sotto a un melo quando una mela si staccò e andò a cadergli in testa. Non potendo diventare più matto di quello che era già per il colpo in testa, ebbe un'illuminazione: ma se questa mela mi cade in testa, com'è che la Luna non cade sulla testa della Terra?
E questa è la parte dell'aneddoto famoso. Quello che però non si dice è che Newton cominciò a fare tutti i suoi calcoli e le sue teorie, ma dopo essersi reso conto di avergli sbagliati reagì all'incirca così:

 "Ma allora andate a cagare! Non mi interessa più!"

Ci vollero 12 anni prima che si convincesse a tornare sui suoi passi e 21 anni prima che si convincesse a pubblicare le sue scoperte: diede così finalmente alle stampe i Principi matematici della filosofia naturale.
Newton divenne famoso. Si ritrovò circondato da ammiratori e fra questi finì per stringere amicizia con un matematico svizzero di nome Nicolas Fatio de Duillier. Il rapporto fra i due – pare – diventò quasi morboso, fino a quando nel 1694 Fatio non se ne andò, e Newton reagì con un bell'esaurimento nervoso.
Per riuscire a risollevare il morale di questo grande genio, gli si offrì un posto alla Zecca Reale, di cui divenne direttore nel 1699. Anche qui si fece notare per l'importanza e le innovazioni delle sue idee.

Fu inoltre membro del Parlamento, e in quanto tale fece un unico ma fondamentale intervento:

Newton ormai anziano che con tutta la sua fierezza interviene nell'importante discussione in parlamento con la seguente osservazione: “Fa freschetto, non possiamo chiudere la finestra?”

Morì all'età di 84 anni, nel 1727, e nonostante il suo caratteraccio (gira voce che abbia riso una sola volta in tutta la sua vita) fu salutato con grande dispiacere. Le testimonianze dicono che ebbe un funerale degno di un re. 
Il suo epitaffio recita:
“Si rallegrino i mortali perché è esistito un tale e così grande onore del genere umano!”
Quando il suo corpo fu riesumato e si trovarono grandi quantità di mercurio fra i suoi capelli, un sospetto colse i presenti.
“Oh ma magari non aveva davvero un brutto carattere, magari era impazzito per via del mercurio inalato durante gli esperimenti!”

Certo è che a 4 anni comunque voleva bruciare la casa con la madre dentro, quindi io mi terrei il beneficio del dubbio.

Una cosa è certa: Newton, al di là della sua follia (più o meno reale) fu sicuramente un genio in diversi campi. Per questo motivo vogliamo portare la vostra attenzione su due grandi insegnamenti che la sua biografia ci regala: il primo riguarda il fatto che, per sua stessa ammissione, la cosa più complicata di cui si sia mai occupato fu lo studio della cronologia antica. Sì. Una questione storica. Tiè.
La seconda invece è che non importa che tu sia stata una delle più grandi menti della storia, in nessun caso vuoi vedere la mia collezione di meridiane è un buon modo per approcciare una donna.