giovedì 25 dicembre 2014

A Christmas Carol secondo Perlaporcella


Buon Natale popolo del web.
Saluti a tutti coloro che in questo momento si stanno annoiando a tavola con i parenti e anche a quelli che stanno rotolando giù dalla sedia a causa della settima porzione di lasagne della nonna che ti vede "un po' sciupato".
Che voi siate al primo, al secondo, al dolce o ancora all'antipasto poco conta, l'importante è che stiate tutti facendo cose natalose che si fanno a Natale.
Perché noi non saremo da meno.
E così abbiamo deciso di proporvi la nostra personalissima versione del Canto di Natale di Charles Dickens.

L'ha fatto Paperon de Paperoni.

L'hanno fatto i Flinstones.
Jim Carrey.

E pure il professor Xavier.

Quindi direi che manchiamo solo noi.

*Effetto nebbia, musica di sottofondo, voce di Vincent Price e iniziamo.*

La lieta novella comincia a Londra nel 1843 dove incontriamo Ebenezer Scrooge (che da ora in poi chiameremo Eby), un vecchiettino incattivito che è solito prendere a calci i cani e bucare i palloni dei bambini che incautamente li fanno volare nel suo giardino. 
Al caro Scroogino il Natale proprio non piace, tanto che costringe il suo unico e solo impiegato Bob Cratchit (sottopagato e sfruttato) a lavorare anche la vigilia.
Una volta conclusa la giornata lavorativa (al freddo e al buio, mica vorrai sprecare soldi per le candele e il carbone GIAMMAI) il caro Eby torna a casa sua e già sulla via del rientro comincia a vedere cose inquietanti.
Il vecchierello però non si preoccupa, sarà la cataratta incombente, e si addentra in casa senza far troppe domande.
Quand'ecco però che i rumori inquietanti proseguitano ed ecco che -colpodiscenasioriesiori- appare il fantasma di Jacob Marley, ex defunto socio di Eby, avvolto da catene e lucchetti facendo un fracasso infernate.
Alorachec'ègentechevuoledormire! 
Machecazz? Fa per dire il buon Eby, quand'ecco che Marley lo interrompe dicendogli che la sua catena se l'è forgiata in vita a causa dell'egoismo con il quale ha condotto la sua vita da taccagno rompicazzo.
Avverte quindi Eby che stellastellina la tua catena è più lunghina; quindi ocio!
Fai il bravo o cazzituoi.
Inoltre lo avvisa che tre fantasmi verranno a fargli visita affinchè lui possa capire quanto, da uno a dieci, stia conducendo male la sua esistenza terrena.
Sbatty. 
Per primo arriva infatti lo spirito del Natale passato.
Stia con noi, qui con noi, si rilassi d'ora in poi! 

Lo spirito lo porta con sé a vedere la sua infanzia ormai dimenticata: chiaramente di una tristezza infinita. 
Harry Potter Eby infatti era un bimbo triste, studiava in collegio, orfano di madre etc..
L'unica persona joiosa della sua infanzia era sua sorella Fanny che gli voleva talmente bene da convincere il papà cattivo a riportarlo a casa per Natale. 
Chiaramente Fanny muore. 
No ma grazie! 
Vede poi la sua gioventù da stagista e la sua fidanzatina del tempo che, manco a dirlo, lo molla perché lei è una ragazza buona e umile e lui si sta attaccando un po' troppo al vile e putrido denaro. 
Eby torna quindi a casa, sconvolto e un po' rattristato dalla visione del suo infelice passato e decide di farsi una pennichella in attesa del secondo fantasma. 
Il fantasma del Natale presente.
Che, nonostante Dickens ce lo racconti come una specie di Babbo Natale enorme vestito di pelliccia, a noi, per fare la coppia con quello di prima, piace immaginarlo così: 



Lo spirito lo conduce a vedere tutti i Natali meravigliosamentemeravigliosi che le persone stanno passando in quel momento: gente che mangia, che beve, che si ubriaca, che picchia i figli, che scarta regali e tanto altro. Insomma, tutte splendide attività. 
Questo fino a quando non lo porta a casa dello sguattero Bob Cratchit che ovviamente è poverello e ha un figlio malato a cui non può comprare le medicine. Mai una joia.
Tornato nuovamente indietro il caro Eby si imbatte nel terzo ed ultimo spirito: lo spirito del Natale futuro. 
*musica di suspense* 
Quest'ultimo non parla ed è avvolto in un mantello nero da cui nulla traspare se non una manina rachitica. 

EXPECTO PATRONUM! 

La figura lo invita a seguirlo, sempre in totale silenzio, e gli fa vedere il lieto futuro a cui sta andando in contro: 
la sua triste, inevitabile, sola e deprimente MORTE! 
Ah beh! Pensavo peggio. 
Oltre a ciò, per rigirare il dito nella piaga, gli mostra che a causa sua anche il figlio malato del povero Bob Cratchit è passato a miglior vita. *lacrimuccia* 

Ed ecco che con questa visione infausta il caro Eby si sveglia la mattina di Natale e decide che basta, mi ravvedo, da oggi sarò un uomo nuovo, farò delle buone azioni e non guarderò mai più un cinepanettone giuringiurello. 
Decide quindi di dare un sacco di soldi in più al suo dipendente preferito e non più sfruttato, in modo da poter salvare la vita del di lui pargoletto e tanto per gradire gli fa recapitare a casa un tacchino da mille mila chili con cui ingozzarsi. 
Da quel momento il caro Eby sarà buono e bravo con tutti e festeggerà sempre il Natale con tante candeline e caramelle di zucchero. 
*Musica allegra di sottofondo, sfumato nero, FINE* 

Questo romanzo piacque così tanto al buon scrittore Stevenson che, spinto dal desiderio di scrivere qualcosa di altrettanto gggioioso e pieno di ammore, scriverà poi il suo romanzo di maggior successo: Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde.
Uguale uguale.

Buon Natale a tutti popolo del web. 
Bevete, scartate e mangiate tanto e bene, ma non il maiale, che poi Perlaporcella si offende. 

Vidi&Vici

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